Il “Corriere della sera del 18 gennaio ha pubblicato un articolo col quale Pierluigi Battista proclama la necessità di sminare, già con questa campagna elettorale e, ben s’intende, con il prossimo parlamento, il terreno della politica dalle “guerre di religione”. In pratica si tratta di rinunciare a quella che Battista definisce la logica dei valori non negoziabili e dell’oltranzismo ideologico.
In apparenza l’invito è rivolto a tutti i partiti politici e a tutti gli italiani, ma in realtà, come lasciano intendere fin dal principio l’intitolazione e il sottolineato richiamo ai “valori non negoziabili”, ha come veri e unici destinatari i cattolici, rimasti (quelli mantenutisi fedeli agli insegnamenti della Chiesa) la sola vera pietra d’inciampo alla instaurazione del relativismo assoluto e al trionfo dei programmi mondialisti..
Il Battista – bontà sua – concede ai cattolici di proseguire nella difesa di valori davvero (per lui) non negoziabili, come quelli che riguardano la tutela della vita umana nella sua fisicità fin dal concepimento, mentre per tutti gli altri deve diventare ineludibile l’accettazione del compromesso. I cattolici vengono quindi autorizzati a votare e anche a promuovere iniziative culturali contro l’aborto, contro le forme di fecondazione assistita che comportano una massiccia distruzione degli embrioni e contro l’uso delle cellule staminali embrionali. Debbono però smettere di rompere le scatole sul riconoscimento del matrimonio omosessuale e magari anche sull’adozione di minori da parte delle coppie unisex (il Battista utilizza la formula “diritti fondamentali degli omosessuali”) nonché sul testamento biologico e l’eutanasia. Questo per il momento, poi si vedrà.
La “par condicio” battistiana fra cattolici e laici (o laicisti) è solo apparente. Ai “laici” viene rivolta solo una generica sollecitazione a rinunciare a un non meglio precisato oltranzismo ideologico, che in ogni caso non include, quanto meno di fatto, aborto, fecondazione assistita, e soppressione degli embrioni. Si tratta difatti di risultati già conseguiti sicché non ci sono leggi da votare e si può tranquillamente consentire ai cattolici di mantenere le loro (vane) obiezioni di principio.
Pierluigi Battista non si è però accorto di essere arrivato in ritardo e di combattere una inutile battaglia di retroguardia. Alla rinuncia ai “valori non negoziabili” hanno già provveduto prima di lui autorevolissimi esponenti dei “cattolici adulti”. L’articolo del “Corriere della sera” non fa che riprendere affermazioni dell’on. Rosy Bindi. La quasi ex-vicepresidente della Camera dei deputati e candidata all’ennesimo bis parlamentare, già da qualche tempo si è fatta interprete (parole sue) del “disagio fortissimo di tutti i cattolici pensanti, che non sono coloro i quali credono che la fede si affermi a colpi di crocifisso da inchiodare sulle pareti degli uffici pubblici o della aule scolastiche”. Ha, quindi, invitato i vescovi a “riprendere in mano il percorso abbandonato del concilio Vaticano II, a lasciar perdere i “valori non negoziabili”, perché in politica bisogna negoziare per raggiungere sintesi migliori e perché quell’ambito spetta ai laici, che non possono subire scomuniche perché si inoltrano nella difficile arte della mediazione”.
L’appello della Bindi non è caduto nel vuoto. Non pochi cattolici, “adulti” e “pensanti”, non hanno esitato (tutt’altro) ad accoglier l’invito dell’on. Bersani a candidarsi nelle liste del Pd, da sempre uno dei massimi sostenitori del “diritto” d’aborto e nella cui agenda elettorale hanno un posto rilevante (per dirla con Battista) i diritti fondamentali degli omosessuali.
Francesco Mario Agnoli