Identità Europea
  • L’Associazione
    • Chi siamo
    • Cos’è Identità Europea
    • Il progetto
    • Il Manifesto
    • Il Simbolo
  • Diventa Socio
    • Info per iscriverti
  • Notizie
    • Articoli
    • Editoriali
    • Erasmo da Rotterdam
    • Notizie dalle aree
    • Rassegna Stampa
  • Eventi
    • Incontri
    • Mostre
    • Seminari e Convegni
  • Progetti in Corso
    • Le Marche e l’Oriente
    • Alterfestival
  • Video
    • Canale YouTube
    • Video Corsi
  • Contatti
Identità Europea
  • L’Associazione
    • Chi siamo
    • Cos’è Identità Europea
    • Il progetto
    • Il Manifesto
    • Il Simbolo
  • Diventa Socio
    • Info per iscriverti
  • Notizie
    • Articoli
    • Editoriali
    • Erasmo da Rotterdam
    • Notizie dalle aree
    • Rassegna Stampa
  • Eventi
    • Incontri
    • Mostre
    • Seminari e Convegni
  • Progetti in Corso
    • Le Marche e l’Oriente
    • Alterfestival
  • Video
    • Canale YouTube
    • Video Corsi
  • Contatti
Identità Europea
Nessun Risultato
Vedi tutti i risultati

L’Italia negata dal Risorgimento di Mons. Luigi Negri

14 Novembre 2011
in Articoli
Anticipiamo qui sotto ampi stralci dell’introduzione di “Risorgimento e identità italiana: una questione ancora aperta”, il nuovo libro del vescovo di San Marino-Montefeltro, monsignor Luigi Negri.

L’Italia ha una storia che non può essere ridotta agli ultimi 150 anni, alla storia dello Stato unitario. Esiste una nazione italiana da molto prima, così come ha ricordato il cardinal Giacomo Biffi nel suo ultimo, breve ma estremamente significativo, scritto sull’argomento: con la costituzione del Regno d’Italia «è vero che in qualche modo si era dato origine all’Italia politica; ma agli occhi del mondo gli italiani esistevano già da almeno sette secoli e, proprio come italiani, almeno da sette secoli erano oggetto di stima e di ammirazione da parte di tutti gli altri popoli».


Questo perché l’identità italiana nasce innanzitutto da un punto di vista culturale e religioso, come non ha mancato di evidenziare anche Benedetto XVI: «Il processo di unificazione avvenuto in Italia nel corso del XIX secolo e passato alla storia con il nome di Risorgimento, costituì il naturale sbocco di uno sviluppo identitario nazionale iniziato molto tempo prima. In effetti, la nazione italiana, come comunità di persone unite dalla lingua, dalla cultura, dai sentimenti di una medesima appartenenza, seppure nella pluralità di comunità politiche articolate sulla penisola, comincia a formarsi nell’età medievale. […] Perciò l’unità d’Italia, realizzatasi nella seconda metà dell’Ottocento, ha potuto aver luogo non come artificiosa costruzione politica di identità diverse, ma come naturale sbocco politico di una identità nazionale forte e radicata, sussistente da tempo».

Tuttavia troppe volte nelle recenti celebrazioni del 150° anniversario della nascita dello Stato unitario ci si è dimenticati di tenerlo presente. Nasce lo Stato, la nazione e il popolo: questo è il dogma che attraversa centocinquant’anni di storia d’Italia. L’identità italiana viene fatta coincidere con la nascita di un assetto statuale nuovo. In questo consiste il più grande limite di molta storiografia, di molti discorsi che si sono sentiti nelle celebrazioni dei mesi scorsi. Infatti, l’identità di un popolo è caratterizzata da una cultura, da una concezione globale della vita, che diventa un ethos, un insieme di princìpi morali, che diventa una capacità di aggregazione e di creazione civile; una cultura crea inesorabilmente una civiltà.

Spesso si confondono termini come Nazione e Stato, concependoli come sinonimi, dimenticando così che si tratta di realtà distinte, finendo per identificare la società con lo Stato. Tale confusione, non bisogna dimenticare, nasce da un processo storico che, nel corso della modernità, ha preteso di ricondurre la dimensione sociale e culturale alla dimensione statuale.

Esiste oggi la possibilità di ricostruire la verità storica al di là dei miti e della retorica del Risorgimento, senza con questo volere mettere in discussione il valore dell’unità d’Italia? Occorre innanzitutto prendere coscienza che esiste un’identità italiana che precede l’unità politica. Si deve inoltre cercare di capire se la modalità con cui è stata costruita l’unità politica si sia fondata su tale identità, l’abbia rispettata e l’abbia promossa realmente. Per fare ciò è necessario, oltre a riconoscere i guadagni indiscutibili del Risorgimento (indipendenza e unità statale italiana, l’affermazione di un potere di tipo costituzionale, ecc.), non censurare nessun aspetto, anche quelli più controversi. (…)

Risulta necessario evitare tanto il parlare dell’unità d’Italia come del male assoluto, tanto assumere un atteggiamento acritico, incapace cioè di cogliere quei nodi problematici della costruzione dello stato italiano che hanno segnato drammaticamente la storia del popolo italiano: un modello di governo statalista e centralista che è prevalso, il difficile rapporto tra Stato e Chiesa, la guerra civile combattuta nel Sud Italia.

Un tale sguardo consente di cogliere l’evento della nascita e poi del consolidamento del nostro Stato nella sua complessità, così come si è determinato, cercando di non trascurare la molteplicità di fattori, che spetta proprio alla ricerca storica far emergere. In particolare, gli studi più recenti sul Risorgimento e sull’unità d’Italia permettono di avere una visione meno ideologica rispetto a quella che è prevalsa in passato e che ha trasformato la nascita dello Stato, del popolo e della nazione in una sorta di culto civile, come non senza la sua consueta ironia ha evidenziato il cardinal Giacomo Biffi: «Una volta conclusa l’azione unificatrice, con molta accortezza si è elaborato e imposto una specie di “catechismo risorgimentale” edulcorato, nel quale Vittorio Emanuele II, Cavour, Garibaldi e Mazzini erano indicati alla venerazione degli italiani come gli autori della mirabile impresa. In realtà, la sola cosa che accomunava questi padri del Risorgimento è che nessuno di loro poteva soffrire gli altri tre».

Un contributo decisivo alla nazione italiana è stato dato dal cristianesimo. L’identità italiana è stata curata, educata e sviluppata dalla Chiesa insieme alle famiglie cristiane; per secoli è stata custodita dai padri e dalle madri di famiglia. L’identità italiana quindi è in una storia, che siamo chiamati a riscoprire, riconoscendo anche l’importante contributo dei cattolici.

È nella inculturazione della fede, nel tessuto culturale, antropologico, etico e sociale del popolo italiano che si è costruito ciò che noi chiamiamo Italia, pur nella varietà delle situazioni e delle condizioni che essa ha vissuto negli ultimi 1.800 anni. La Chiesa ha contribuito a formare tale identità attraverso un’opera assolutamente rigorosa e puntuale di educazione. E l’identità italiana è emersa attraverso la vita di un popolo, sia nell’ordinarietà della vita quotidiana, sia nelle grandi vicende culturali e artistiche. È emersa attraverso la vita di un popolo, che cristianamente mangia, beve, veglia e dorme, vive e muore, non più per se stesso, ma per Colui che è morto e risorto per noi. Non c’è niente di straordinario: è stato un cammino lungo di educazione, che ha dovuto fare i conti con le differenze etniche e, nei secoli centrali della nostra storia, con le litigiosità dei piccoli potentati, ancor più gravi delle inimicizie dei grandi potentati. Ne è nato un popolo, un’esperienza storica che gridava la sua bellezza e la sua verità. Ne sono ancora oggi testimonianza le numerosissime opere d’arte che costituiscono il principale patrimonio del nostro Paese, rendendolo unico al mondo.

Tuttavia un’ideologia ha cercato di sostituirsi a questa identità, di contrastare questa esperienza storica, attraverso il cosiddetto Risorgimento. Se non si comprende la differenza fra un’identità che si vive nella storia e un’ideologia che si impone e pretende di cambiare la storia, non si comprendono le vicende degli ultimi due secoli in Europa e nel mondo. Certamente non si capisce la vicenda del passaggio dalla situazione tradizionale alla situazione unitaria e risorgimentale. Ebbene, una minoranza estremamente ridotta di ideologi, di massoni, di filo-protestanti e di borghesi ha preteso che la sua visione delle cose fosse l’unica possibile e che quindi questa dovesse prevalere sulle altre. È la tragica presunzione di chi sostiene che un’idea giusta possa essere imposta anche con la forza, come aveva già previsto Thomas Hobbes (1588-1679). Questa sostituzione è stata fatta senza nessuno scrupolo, usando la violenza, la manipolazione, l’ingiustizia, la sopraffazione e il disprezzo per una maggioranza considerata informe, per quei “cafoni” dei contadini e per quei “fanatici” dei preti, dei frati e delle suore. (…)

Non c’è nessuno che possa dire che sulla storia del Risorgimento abbiamo già conosciuto tutto. Non esiste nessuna autorità, né civile, né religiosa che possa dire: “Avete studiato abbastanza”. Fatta questa precisazione, credo che quello attuale sia un periodo fortunato, perché di queste vicende storiche si sta componendo un quadro sicuramente più inquietante, ma indubbiamente più oggettivo, favorendo quella necessaria purificazione della memoria. È, cioè, sempre più chiaro che non si può procedere senza sottrarre alla vulgata del Risorgimento il suo carattere di indiscutibilità. Occorre ricordare (e forse pochi lo sanno) che, per la prima volta nella storia delle guerre europee, i piemontesi hanno combattuto la grande battaglia di Gaeta (per intenderci quella che formalmente pose fine allo Stato borbonico) bombardando anche civili inermi; così uomini e donne, in fila per il pane o per l’acqua, diventarono improvvisamente nemici da mitragliare e da uccidere.

Per la prima volta in Italia – ha scritto Cardini – la guerra uscì dalla cerchia degli “esperti” e divenne una questione di popolo. Quello stesso assedio deve essere ricordato anche per un altro atto di efferata brutalità: «Di fronte all’inutilità di un’ulteriore resistenza, Francesco II autorizzò il governatore di Gaeta […] a trattare la capitolazione. Era l’11 febbraio e per due giorni si protrassero i colloqui senza che il generale Cialdini cessasse di rovesciare sulla sventurata fortezza una valanga di fuoco; ne aveva anzi approfittato per far entrare in azione altre due micidiali batterie di cannoni a canna rigata. Visto che la resa era sicura, quell’ulteriore dispiegamento di artiglieria era mortalmente inutile». Ebbene il generale Cialdini, che si macchiò di questo delitto contro l’umanità, venne gratificato dal Re d’Italia con il titolo di Duca di Gaeta.

Evidentemente l’ideologia ha sostituito l’identità del popolo non solo con la violenza, ma tacendo una parte sostanziale della storia che non aveva diritto di esistere, dal momento che non era prevista nei piani delle strutture centraliste, burocratiche e amministrative che hanno guidato l’unità. Un progetto che al Sud arrivò con il prefetto di polizia, il capo dei carabinieri e la tassa sul macinato (il cibo dei ricchi!). Senza dimenticare la coscrizione obbligatoria che, come spesso avviene in Italia per i meccanismi a sorteggio, penalizzò i figli dei poveri e mai i figli dei ricchi.

Tuttavia la Chiesa in questi frangenti non si è tirata indietro e, diversamente da quanto spesso si sostiene, non si è posta in termini reazionari contro la novità dello Stato italiano, ma, anche se condannando duramente la modalità con cui era stata realizzata l’unità, non ha mancato di assumersi pienamente le proprie responsabilità, svolgendo un ruolo decisivo attraverso le sue articolazioni (le parrocchie, le confraternite, le opere sociali ed educative) e attraverso lo sviluppo del Magistero sociale, custodendo la cultura del popolo italiano e contribuendo in maniera decisiva a sviluppare una società più democratica. La Chiesa cattolica, pur additando sin dall’inizio i limiti gravissimi di questa operazione ideologica, non ha mai trascurato l’educazione. Tant’è che nel fondo del cuore di ogni cattolico e del cuore delle famiglie cristiane essa ha proseguito la sua azione. È proprio grazie all’opera educativa della Chiesa – consentitemi questa affermazione ardita ma rispondente al vero – che il popolo ha sopportato il susseguirsi delle ideologie, senza mai che il suo cuore ne rimanesse totalmente manipolato: né una certa costruzione dello Stato unitario, né il fascismo, né l’azionismo o il marxismo vi sono riusciti. Ecco perché ha saputo affrontare le condizioni sociali e politiche avverse con molta dignità e capacità di sacrificio.

Chi ha educato centinaia di migliaia di soldati cristiani a essere uomini e a morire sui campi di battaglia in guerre pienamente assurde come la Prima guerra mondiale? Chi ha insegnato loro a servire la patria anche per una causa non condivisa? La risposta è semplice: i parroci e quei cappellani che gli sono rimasti accanto e sono morti al loro fianco. L’esempio più chiaro in tal senso è quello del beato don Gnocchi, che ha vissuto in prima linea la terribile tragedia della spedizione italiana in Russia durante la Seconda guerra mondiale. Il fatto è che in tutta la storia umana non si trova una struttura più realista della Chiesa. Essa continua ad educare i propri figli perfino nelle avversità.

L’esistenza di una certa componente ideologica, già tendenzialmente totalitaria, che negava la cultura popolare di allora radicata da secoli nei princìpi del cattolicesimo, determinante nella concezione di Stato sorto a completamento del processo risorgimentale, è un aspetto importante da tenere presente anche perché, nel lungo periodo di questi 150 anni, le ideologie di allora si sono diffuse nel popolo e hanno costituito culture alternative a quella cristiana. (…)

Ma che cosa può fare la Chiesa affinché la sua identità non sia ridotta soltanto a memoria del passato o denigrata come il male assoluto? Deve, oggi come allora, educare i suoi figli a portare nell’esistenza la testimonianza di Cristo – Via, Verità e Vita. Incontrerà così molti più uomini di quanto si possa credere. Incontrerà anche quegli uomini di buona volontà ancora in attesa di un annunzio chiaro, di una certezza e di un’affezione che li accompagni nella solitudine delle masse tele-manipolate. Non so – storicamente parlando – se la Chiesa italiana sarà capace di assumersi fino in fondo questa responsabilità. So, tuttavia, che laddove un Pastore e una comunità ecclesiale riescono a farlo, si genera una società sana, che lentamente cresce ben al di là dei propri limiti.

Per il resto è compito di chiunque riceva questa educazione portarla lietamente nel mondo come la cultura della vita e la cultura di un popolo che sa da dove viene e qual è il senso della sua esistenza. L’unica alternativa – ha affermato Giovanni Paolo II nell’Evangelium vitae – è la cultura della morte: in effetti tra l’umanità dei figli di Dio e coloro che non hanno conosciuto il Mistero (sant’Ambrogio diceva che non sarebbe nemmeno valsa la pena di nascere, se non fosse per essere stati salvati dal Mistero di Cristo) non esistono vie di mezzo.

Tags: risorgimento
Articolo Precedente

L’Unione Europea e la Grecia di Francesco Mario Agnoli

Articolo Successivo

OPPORTUNE ET IMPORTUNE di mons. Luigi Negri.

ARTICOLI CORRELATI

Chi decide il futuro degli Europei? Di Jànos Bòka*
Articoli

Chi decide il futuro degli Europei? Di Jànos Bòka*

12 Maggio 2025
I risultati del nostro “Progetto Gaza” (ottobre 2024 – marzo 2025)
Articoli

I risultati del nostro “Progetto Gaza” (ottobre 2024 – marzo 2025)

24 Aprile 2025
Solidarietà con i Cristiani di Gaza e Cisgiordania.
Articoli

Solidarietà con i Cristiani di Gaza e Cisgiordania.

22 Dicembre 2023
APPELLO PER LA TUTELA DEI CRISTIANI IN TERRASANTA
Articoli

APPELLO PER LA TUTELA DEI CRISTIANI IN TERRASANTA

16 Novembre 2023
Il Sistema (In)visibile. Padova, 28 gennaio ore 18.00
Incontri

Il Sistema (In)visibile. Padova, 28 gennaio ore 18.00

18 Gennaio 2023
HONEY MOON. Di Franco Cardini
Articoli

HONEY MOON. Di Franco Cardini

18 Febbraio 2021
Articolo Successivo

OPPORTUNE ET IMPORTUNE di mons. Luigi Negri.

DOMUS EUROPA

Nessun Risultato
Vedi tutti i risultati

VIDEO

Maurizio Boni - La guerra Russo-ucraina.

Andrea Zhok - Il Senso dei Valori. Rimini 22/02/2025

❗️❗️❗️ Adolfo Morganti - Tesseramento Identità europea 2025

ARTICOLI RECENTI

𝐋𝐄 𝐌𝐀𝐑𝐂𝐇𝐄 𝐄 𝐋’𝐎𝐑𝐈𝐄𝐍𝐓𝐄 – 𝐆𝐢𝐮𝐬𝐞𝐩𝐩𝐞 𝐓𝐮𝐜𝐜𝐢©. Macerata 5 giugno 2025, ore 17.00

𝐋𝐄 𝐌𝐀𝐑𝐂𝐇𝐄 𝐄 𝐋’𝐎𝐑𝐈𝐄𝐍𝐓𝐄 – 𝐆𝐢𝐮𝐬𝐞𝐩𝐩𝐞 𝐓𝐮𝐜𝐜𝐢©. Macerata 5 giugno 2025, ore 17.00

20 Maggio 2025
ALTERFESTIVAL 2025 – ANTIDOTI CONTRO IL PENSIERO UNICO. CEREA, 30 MAGGIO – 1 GIUGNO 2025

ALTERFESTIVAL 2025 – ANTIDOTI CONTRO IL PENSIERO UNICO. CEREA, 30 MAGGIO – 1 GIUGNO 2025

14 Maggio 2025
XVIII Giornata di Studi Armeni e Caucasici – Venezia, 15 maggio 2025.

XVIII Giornata di Studi Armeni e Caucasici – Venezia, 15 maggio 2025.

12 Maggio 2025
Identità Europea

Identità Europea

Associazione Identità Europea
Corso d'Augusto 76 - 47921 - Rimini
CF 91053380407 - P.IVA 04385260403

segreteria@identitaeuropea.it
  • Home
  • Chi siamo
  • Diventa socio
  • Articoli
  • Contatti
  • Privacy Policy

© 2025 Identità Europea - Tutti i diritti riservati

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In

Ultimo aggiornamento: 26.03.2025

Identità Europea – Associazione Identità Europea (di seguito, “l’Associazione”), con sede in Corso d’Augusto 76 – 47921 Rimini, codice fiscale 91053380407, partita IVA 04385260403, è titolare del trattamento dei dati personali ai sensi del Regolamento UE 2016/679 (“GDPR”).

Finalità del trattamento

I dati personali raccolti attraverso il modulo di iscrizione alla newsletter presente sul sito https://www.identitaeuropea.it saranno trattati esclusivamente per:

  • Inviare comunicazioni informative relative alle attività dell’Associazione, iniziative, eventi o aggiornamenti di interesse coerente con le finalità statutarie.
  • Analizzare il traffico e il comportamento degli utenti sul sito, tramite Google Analytics, in forma aggregata e anonima.

Tipologie di dati trattati

L’Associazione tratta i seguenti dati personali forniti volontariamente dall’utente:

  • Indirizzo email (obbligatorio per l’iscrizione alla newsletter)
  • Eventuali dati raccolti in forma automatica tramite strumenti di analisi (es. indirizzo IP, tipo di browser, sistema operativo, durata della visita, pagine visitate)

Base giuridica del trattamento

Il trattamento dei dati personali si basa su:

  • Il consenso espresso dell’utente per l’iscrizione alla newsletter (art. 6, par. 1, lett. a, GDPR)
  • Il legittimo interesse dell’Associazione a migliorare la fruibilità e la performance del sito, tramite strumenti di analisi statistica aggregata (art. 6, par. 1, lett. f, GDPR)

Modalità del trattamento

I dati personali sono trattati in forma elettronica, adottando misure tecniche e organizzative adeguate per garantire la sicurezza, l’integrità e la riservatezza dei dati.

Comunicazione e diffusione dei dati

I dati personali non saranno comunicati a terzi, né diffusi, salvo quanto necessario per adempiere a obblighi normativi o per garantire il corretto funzionamento del servizio di newsletter (es. piattaforme di invio e gestione email). I dati raccolti tramite Google Analytics vengono trattati da Google LLC, in conformità con le sue policy.

Responsabile del trattamento

Il responsabile del trattamento è la segreteria dell’Associazione, contattabile all’indirizzo email: 📧 segreteria@identitaeuropea.it

Diritti dell’interessato

L’utente ha il diritto di:

  • Revocare il consenso prestato in qualsiasi momento
  • Accedere ai propri dati personali
  • Chiederne la rettifica o la cancellazione
  • Opporsi al trattamento o richiedere la limitazione dello stesso
  • Presentare reclamo all’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali

Le richieste vanno inviate a: 📧 segreteria@identitaeuropea.it

Modifiche alla presente informativa

L’Associazione si riserva il diritto di apportare modifiche alla presente informativa. Le eventuali modifiche saranno pubblicate su questa pagina del sito web.

Contatti

Per qualsiasi informazione relativa alla presente informativa, è possibile contattare l’Associazione ai seguenti recapiti:

📍 Sede: Corso d’Augusto 76 – 47921 Rimini 📧 Email: segreteria@identitaeuropea.it

 

Nessun Risultato
Vedi tutti i risultati
  • L’Associazione
    • Chi siamo
    • Cos’è Identità Europea
    • Il progetto
    • Il Manifesto
    • Il Simbolo
  • Diventa Socio
    • Info per iscriverti
  • Notizie
    • Articoli
    • Editoriali
    • Erasmo da Rotterdam
    • Notizie dalle aree
    • Rassegna Stampa
  • Eventi
    • Incontri
    • Mostre
    • Seminari e Convegni
  • Progetti in Corso
    • Le Marche e l’Oriente
    • Alterfestival
  • Video
    • Canale YouTube
    • Video Corsi
  • Contatti

© 2025 Identità Europea - Tutti i diritti riservati

Questo sito fa uso dei cookies. Continuando nella navigazione acconsenti all'uso dei cookies. Per saperne di più visita la nostra Privacy Policy.