“Il proiettile tanto atteso gli si stava finalmente piantando nel cervello…Ci aveva messo quarant’anni per capire quel sorriso che si celava dietro quei baffi neri. Quale volontario e ostinato esilio da quel petto amoroso! Due lacrime maleodoranti di gin gli sgocciolarono ai lati del naso. Ma tutto era a posto adesso, tutto era a posto, la lotta era finita. Era riuscito a trionfare su se stesso. Ora amava il Grande Fratello”
George Orwell, 1984
La recente esperienza del “governo tecnico” ha sollecitato alle menti dei più una sistematica quando inquietante riflessione “se le decisioni le prendono degli “esperti”, la rappresentanza elettiva è un costo inutile ed uno spreco” o ancora “Per quale motivo dovrei affannarmi per fare valere le mie ragioni attraverso i canali elettivi o dell’associazionismo, se vi sono persone più dotte di me che se ne occupano” Se non si può negare come la politica stia dando di sé un macabro spettacolo, dilaniata com’è dai più abbietti scandali e afflitta da ruberie che farebbero disgusto alla banda bassotti, va detto che una certa categoria di “illuminati” sta agilmente cogliendo questa palla al balzo per spogliare progressivamente la legittimità degli amministratori eletti tutti.
Tutto è iniziato abbastanza silentemente, già quando il Ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, del precedente governo, ha provveduto a buttare in pasto all’opinione pubblica il taglio dei posti nei Consigli Comunali e Provinciali, l’eliminazione delle circoscrizioni nei grandi Comuni e l’accorpamento di alcune Comunità Montane. Risparmi pressoché nulli, che hanno però indotto moltissimi amministratori praticamente volontari (o per gettoni ridicoli), a mandare tutti a quel paese e ritirarsi a vita privata.
La prassi è avanzata a zig-zag tra ipotetiche abolizioni di enti, fino a partorire il “riordino delle Province”, che come nel caso precedente, si limiterà a spostare decisioni che dovevano essere concertate con i territori e i rispettivi amministratori, in sedi lontane e in enti non elettivi dove si parla burocratese e per le quali il disinteresse dei cittadini è totale. Si badi bene però, le Province da sempre si occupano di lavoro e ammortizzatori sociali, formazione, scuole, agricoltura. Tutte mansioni di peso nella vita delle persone e che molto probabilmente saranno avocate a sé dalle Regioni.
Eccoci qui, le Regioni. Sinonimo ormai soltanto di spese pazze e delle mangerie più vomitevoli. Vi sono effettivamente responsabilità molto gravi sotto gli occhi di tutti. Tuttavia se inserito nel quadro di progressiva delegittimazione dei rappresentanti eletti, anche il tempismo degli scandali collegati alle Regioni risulta quanto meno sospetto. Questi “carrozzoni” infatti, dopo la riforma del Titolo V della Costituzione, vantano numerosissime competenze e possono incidere in maniera molto forte sulla qualità della vita dei cittadini (si pensi solo alla sanità o al trasporto pubblico locale).La figura del Consigliere Regionale è vista oggi al livello di un Paria a causa di pochi ma avidi ladri, quando invece era una delle pochissime cariche legislative a tutti gli effetti ad essere rimasta in buona parte elettiva tramite preferenze, e perciò massimamente vicina alla rappresentanza dei territori e della volontà popolare.
La ciliegina sulla torta riguarda poi la legge elettorale per le imminenti elezioni politiche, che sarà con tutta probabilità quella attuale (da tutti indicata come il male assoluto della democrazia in pubblico, ma tanto apprezzata nelle stanze dei bottoni) o al massimo un proporzionale senza preferenze studiato apposta per non far vincere nessuno e mantenere le decisioni riguardo alla costituzione degli organi esecutivi saldamente nelle mani di pochi segretari di partito.
Oltre all’aspetto “nazionale” se ne aggiunge uno Comunitario ed Europeo. Non è mistero infatti che più della metà della legislazione nazionale in ogni materia è rigidamente vincolata a direttive regolamenti che promanano dalla Commissione Europea, che ha come unico filtro democratico un passaggio presso il Parlamento Europeo che può limitarsi a rimandare alla Commissione le leggi e chiederne l’emendazione. L’argine verso la disaffezione più radicale nei confronti dei rappresentanti eletti dovrebbe venire dal basso, ed in effetti i Sindaci restano dei solidi punti di riferimento per le comunità locali, ma anche il ruolo del Sindaco è stato pesantemente ridimensionato ove non annullato ed umiliato dalle norme del Patto di Stabilità contratto nell’ormai lontano 1992-93.
La spiacevole sensazione è che in un quadro così sconsolante dal punto di vista dell’organizzazione della vita pubblica in tutti i suoi livelli, le persone saranno tentate di rinunciare al diritto di esprimere preferenze per i propri rappresentanti, rifugiandosi nell’indifferenza e nel non voto, come del resto dimostrato dall’affluenza alle elezioni per l’Assemblea Regionale Siciliana. Questi stessi motivi sviliscono ogni volontà di attivismo anche nell’ambito di quella “società civile”, che in Italia non è mai realmente scesa in campo in maniera organica.
Se gli assetti stessi di Unione Europea e Stati Nazionali non saranno pesantemente ripensati in senso partecipativo, è ragionevole immaginare che le esperienze di “governi tecnici”, diventeranno una prassi consolidata in ogni parte d’Europa.Nel caso italiano in particolare, il processo di delegittimazione della politica (sia quella con la P maiuscola che minuscola) è così avanzato, che una maggioranza di cittadini scoraggiati l’anno prossimo, non solo non si recherà a votare, ma invocherà con entusiasmo il ritorno di “un Mario Monti”. Le parole di George Orwell stanno lì, sullo sfondo, ammonimento ormai inutile. In quanti ormai “amano il Grande Fratello”?
L’unica risposta possibile, sta nella presa di coscienza generale della necessità inderogabile, di diventare “cittadini Europei attivi e consapevoli”.
Massimiliano Morganti