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No alla Norimberga contro la letteratura e l’arte. di D. Del Nero (tratto dal sito Totalità.it)

8 Luglio 2013
in Articoli

 

Gli ignoranti di Gerush92 tornino a studiare prima di dire sciocchezze e pretendere di formare qualcuno su quel che non conoscono

 

Un nuovo flagello si aggira per l’Italia e forse addirittura per l’Europa:  gli integralisti danteschi: “Gli eventi drammatici che coinvolsero gli ebrei in quegli anni non li racconta Dante, non li rammentano i commentatori ufficiali, sembra che li dimentichino i professori di scuola e gli alunni, nonostante la Commedia stessa conservi nei versi e nelle immagini poetiche le orme indelebili delle false accuse, causa di nefasti avvenimenti. L’arte forse è il più raffinato e subdolo strumento di comunicazione, il più potente veicolo di diffusione e il mezzo più suadente per l’incitamento all’odio: belle immagini, splendide forme e versi accattivanti si fanno veicolo di messaggi intolleranti. E così Dante massacra gli ebrei “esteticamente” nelle terzine dell’inferno mentre fuori dal suo studiolo gli ebrei sono massacrati e perseguitati materialmente. Dante, con la sua Commedia, compiacendo il pensiero dei potenti, contribuisce al pensiero comune cristiano che è antisemita.”

Così Gherush 92, comitato per i diritti umani, commenta le reazioni – non sempre al dir di lor signori garbate  – seguite alla loro proposta, che definire delirante è un autentico oltraggio a chi per davvero soffre di problemi e disturbi psichici, di infliggere all’altissimo poeta un secondo esilio, quello dalle scuole e dai libri di testo, per molti aspetti ancora peggiore, barbaro e insensato.

Una prima, immediata considerazione che verrebbe da fare a questi signori è: “Siete proprio sicuri che tutti i testi ebraici, a partire proprio da quelli definiti veterotestamentari, siano del tutto politically correct, inneggianti alla fraternità, alla comprensione, al dialogo fra i popoli?”  Questo, naturalmente, se si volesse applicare il discutibilissimo criterio seguito da questi “ricercatori” magari pure stipendiatissimi dall’Onu, di mettersi gli occhiali della contemporaneità per giudicare anche la mutande di Adamo. Ma il punto non è neppure questo, è non è certo il caso di stare a disturbare sommi studiosi di Dante come Erich Auerbach , che pur essendo di origini ebraiche e avendo avuto i suoi problemi con il regime nazista è stato uno dei più grandi interpreti dell’opera del sommo poeta: strano che non si sia mai accorto di dedicarsi a un precursore di Hitler e Goebbels !

Tutta la crassa ignoranza e/o stupidità (o malafede) di certi discorsi (e va detto che questo gruppo di geni della lampadina non è il primo a tirar fuori discorsi del genere) potrebbe infatti esser dimostrata da uno studente liceale di media preparazione; e cioè lorsignori dimenticano che Dante, anche nei momenti di maggior veemenza, non incita proprio nessuno all’odio, all’intolleranza etc: laDivina Commedia, come il poeta stesso ricorda nella celebre lettera a Cangrande della Scala, riguarda infatti lo status animarum post mortem, ovvero le anime sono già state giudicate da Dio. Ora, ovvio che Dante non è il Padreterno e neppure il suo segretario, per cui i suoi “giudizi” vanno presi per l’appunto per quel che sono: e proprio Auerbach, con la concezione figurale e il parallelo con le Sacre Scritture, ha indicato da tempo la chiave con cui occorre accostarsi al poema. Dante, in queste cose, ragiona da cristiano e applica la logica cristiana, per la quale quello operato contro Cristo è e rimane un deicidio; così come, per un cristiano coerente, l’omosessualità non è ancor oggi (o non dovrebbe essere) un comportamento accettabile. Del resto, qualsiasi atto sessuale al di fuori del matrimonio era ed è considerato peccato mortale, per cui Gherush 92 dovrebbe chiedere il bando anche del Catechismo della Chiesa Cattolica, che viene insegnato alle tenere menti di tanti fanciulli e fanciulle in quei covi di pericolosa sovversione e incitamento al razzismo e all’omofobia che sono le parrocchie, italiane e non solo.

Ma a parte il fatto che la morale e la teologia cattolica si possono accettare o rifiutare, c’è da dire che mai Dante, proprio in virtù della coerenza di quel “foco di carità” che anima tutto il poema, ma anche la sua vita e la sua opera, potrebbe accettare o giustificare una violenza contro chiunque. Paolo e Francesca sono due adulteri e anche se il poeta prova pietà per loro non può che metterli all’inferno; questo però non giustifica affatto il loro assassino, a cui non vengono neppure riconosciute le attenuanti che sino a non molti decenni fa lo stesso diritto  italiano riconosceva per il cosiddetto delitto d’onore:  “Caina attende chi a vita ci spense”  è la lapidaria affermazione di Francesca riguardo al suo assassino; e per quanto riguarda poi gli omosessuali, come dimenticare gli accenti di massimo rispetto, devozione e affetto con cui Dante presenta Brunetto Latini, suo maestro? Lasciando stare la complessa questione di quale sia stato veramente il peccato di Brunetto, resta che il fatto di trovarsi tra i “sodomiti” non impedisce al poeta di trattarlo con un atteggiamento di vera e propria venerazione.

Quindi, anche a voler entrare nel merito delle accuse che questi signori rivolgono al sommo poeta, sono quantomeno inconsistenti e ridicole. Senza contare che, secondo il loro eletto ragionamento, bisognerebbe allora espungere dalle scuole un buon numero di classici : che dire di allora di quel villanzone di Orazio, il quale nella satira IX del primo libro (quella, esilarante, dell’opportunista attaccabottoni)  se ne esce addirittura con un “Vuoi tu forse scorreggiare sul muso ai circoncisi giudei?”  Come mai Gherush 92 non ha ancora proposto di accusare Orazio di crimini contro l’umanità? Senza contare che, per quanto composito possa essere il corpo docente italiano (e comunque, rispetto a” luminari” di questo tipo, un Leonardo diventa ogni villan che cattedrando viene), di sicuro a nessuno verrebbe in mente di usare la poesia dantesca per formare un nuovo ku Kluk Klan in terza rima.

In realtà, questa idea di una Norimberga contro la letteratura e l’arte fa venire semplicemente i brividi. Questi sedicenti ricercatori dovrebbero tenere bene a mente l’esempio del grande direttore d’orchestra di origine ebraica Daniel Barenboim, il quale ha voluto eseguire un concerto di Wagner in Israele, proprio a significare il fatto che, al di là delle miserie umane degli artisti (e questo comunque non è certo il caso di Dante) l’arte ha un linguaggio universale che può e deve placare ogni rancore. E comunque, un attentato contro quel grandioso affresco della civiltà medievale (che certo non fu perfetta, come nessuna epoca dell’umanità) che è la Divina Commedia potrebbe ottenere risultati ben diversi da quelli sperati da questi alfieri dell’ignoranza e di una globalizzazione senza più radici né identità.

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