Se la tradizionale contrapposizione fra Destra e Sinistra, resa meno drastica sul piano politico dalla nuova definizione di Centro-Destra e Centro-Sinistra, conserva ancora un senso, è opinione comune che la maggioranza degli italiani si collochi idealmente nell’aerea del Centro-Destra. Un’opinione che ha trovato conferma nell’esito delle ultime consultazioni elettorali, nelle quali pure il Centro-Sinistra ha ottenuto i risultati di gran lunga migliori degli ultimi decenni (poco importa che si aspettasse ancora di più).
Se questo è vero, non può non sorprendere che oggi tutti o quasi gli appartenenti alla rosa dei candidati con qualche concreta possibilità di successo alla successione del presidente Giorgio Napolitano provengano, come lui, dalle fila del Centro Sinistra o addirittura della Sinistra. E’ il caso di Massimo D’Alema, la cui carriera politica affonda le radici nell’apparato del vecchio Pci, ma anche di Luciano Violante e Anna Finnocchiaro, entrambi provenienti dalla magistratura (il primo a lungo considerato il capo del cosiddetto partito dei giudici politicamente schierati a sinistra), poi parlamentari del Pci, dei Ds e dell’Ulivo. Parzialmente diversa, ma sempre di sinistra, la provenienza del socialista Giuliano Amato, di Franco Marini e di Romano Prodi, gli ultimi due con lontane origini democristiane, ma oggi fra i più significativi rappresentanti (in particolare il “cattolico adulto” Prodi) del Partito Democratico e, quindi, del Centro-Sinistra.
Non diversa l’area politico-culturale dei candidati pescati nella cosiddetta “società civile”, a cominciare dai pesi massimi Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky per finire con la giornalista Rai Milena Gabanelli.
Particolare la posizione di Emma Bonino, massima esponente, con Pannella, del partito radicale italiano, che certamente non può essere confusa con i candidati in qualche misura provenienti dalle fila dell’ex Pci o comunque a questi contigui, ma il cui passato politico e le cui iniziative sono in un contrasto ancora più radicale con le opinioni e il modo di sentire degli italiani appartenenti all’area culturale del Centro-Destra. Un contrasto così forte, almeno con alcune importanti componenti di quest’area, che la sua eventuale elezione al Quirinale rappresenterebbe un autentico schiaffo per i cattolici, quanto meno per i cattolici, che, mantenutisi fedeli all’insegnamento della Chiesa, rifiutano il modello prodiano del “cattolico adulto”, e continuano a credere all’esistenza di valori non negoziabili.
Insomma il più a destra dei candidati alla più alta carica della Repubblica sembra essere il magistrato in pensione Pietro Grasso, che pure è stato eletto nelle liste del Partito Democratico, e da questo innalzato (con l’appoggio di alcuni “grillini” disobbedienti) alla seconda carica dello Stato: la presidenza del Senato.
Indubbiamente nel determinare questa situazione hanno contribuito le manovre politiche del Pdl e di Silvio Berlusconi, fin troppo disponibili non solo ad accettare, ma addirittura a proporre candidati provenienti direttamente dalle fila del Pd o, risalendo nel tempo, dello stesso Pci. Tuttavia anche questa politica per quanto la si possa criticare è comunque in gran parte necessitata dalla composizione dell’assemblea dei Grandi Elettori e dalla mancanza di un nome di origine diversa capace di coagulare attorno a sé un vasto consenso. Inevitabile, quindi, chiedersi cosa sia successo. Porsi la domanda (alla quale l’autore di questo articolo crede di dovere ancora riflettere, non sapendo al momento dare una risposta sufficientemente motivata) sulle cause che hanno determinato in una tanto importante occasione (e forse per la prima volta in maniera così assoluta) la totale sparizione di rappresentanti dell’area, non solo politica, ma culturale, del Centro-Destra. Possibile che non sia reperibile un solo personaggio di quest’area degno di rappresentare la Repubblica italiana e il suo popolo in una carica di altissimo prestigio anche se (almeno secondo il disegno costituzionale) di poco potere? Possibile che abbia ragione l’Annunziata e siano tutti “impresentabili”?
Francesco Mario Agnoli