Grazie alla violenza con la quale Mr. Hollande e i suoi poliziotti si sono impegnati a reprimere le manifestazioni popolari contro la legge che parifica a tutti gli effetti (adozioni incluse) la famiglia omosessuale alla famiglia naturale la Francia si trova a essere il primo paese europeo denunciato all’ONU per violazione dei diritti umani dal Centro Europeo per la libertà e la Giustizia (ECLJ) organizzazione non governativa accreditata presso le Nazioni Unite, che si batte per difendere e promuovere, in particolare, la libertà di religione, di coscienza e di espressione in tutto il mondo. Vi ha provveduto, il 6 giugno, il presidente della ECLJ, Gregor Puppinck, presentando al Consiglio dei Diritti Umani una corposa denuncia. Vi si evidenzia che per reprimere la pacifica protesta in corso da otto mesi in tutta la Francia (per le sue dimensioni la più grande dal maggio ’68) “la polizia sta vessando pacifici cittadini con controlli di identità, arresti, detenzioni e violenze arbitrarie”. La responsabilità prima è del governo che, “invece di ascoltare e prendere in considerazione le ragioni delle famiglie, dei giovani, delle persone che protestavano, ha minacciato di vietare il diritto di manifestare, ha messo in atto misure repressive, ha utilizzato impropriamente gas lagrimogeni contro la folla, ha praticato misure violente quali arresti e detenzioni arbitrarie a centinaia”. In particolare a Parigi – documenta Puppinck – centinaia di persone sono state arrestate e detenute per diverse ore con il pretesto di controlli d’identità, nella maggior parte dei casi solo perché indossavano vestiti con il simbolo del movimento di protesta (un uomo e una donna con un bambino). Alcune di queste il 6 giugno erano ancora in stato d detenzione e a molte altre non erano stati restituiti i documenti d’identità. Il governo Hollande ha perfino disposto controlli all’interno dell’esercito per avere i nomi dei militari che condividono le idee del movimento di protesta.
“La Francia – conclude la denuncia – si vanta di essere esemplare nel rispetto dei diritti, ma gli eventi recenti mostrano gravissimi abusi nell’utilizzo delle procedure, contro manifestanti pacifici”. Del resto questo può avvenire perché il sistema lo permette. Difatti: “Circa il fermo, la detenzione e i controlli di identità abusive, si tratta di un problema strutturale, criticato anche da altre organizzazioni non governative”.
Con tutto questo Mr. Hollande e il partito socialista al governo proseguono imperterriti per la loro strada e non rinunciano al progetto di ribaltare la struttura della società francese per riformarla secondo la propria ideologia. Il prossimo passo, già in fase di avanzata attuazione, riguarda l’insegnamento scolastico. L’Agenzia “Liberté politique” del 7 giugno ricorda che prosegue il suo cammino davanti all’Assemblea Nazionale il progetto del ministro Vincent Peillon per la “Riforma della scuola della Repubblica”, il cui fine è di fare della scuola lo strumento per sottrarre i bambini al “determinismo familiare” (cioè per togliere ai genitori il diritto di educare i figli).
Si vuole riformare la scuola – scrive Liberté politique – “attaccando l’autorità dei genitori riguardo all’educazione civica e sessuale dei bambini, perché si vuole rifondare la società in una prospettiva politica di essenza totalitaria”. Difatti lo scopo perseguito attraverso l’insegnamento della cosiddetta “morale civica” (e apertamente confessato) è quello di utilizzare i giovani per cambiare le mentalità conformandole alle convinzioni ideologiche del governo.
Dopo la sconfitta del nazismo, del fascismo (i più anziani ricorderanno che a scuola si insegnava “mistica fascista”) e del comunismo ci si era illusi che mai più in Europa si sarebbe sentito parlare di “Stato etico”, che adesso invece risorge in Francia (ma, nonostante le sue pretese di esemplarità, non è affatto un caso, perché Oltralpe il giacobinismo, l’autentico padre dello Stato etico, è sempre vivo e vegeto) con la morale di Stato.
Francesco Mario Agnoli