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Il ciclone IVA si scatena nelle tasche degli italiani. di L. Failli (tratto dal sito totalità.it)

24 Maggio 2013
in Articoli

Il paventato aumento devasterebbe l’economia italiana, travolgerebbe il gettito e naturalmente finirebbe con rendere i cittadini definitivamente poveri

 

 

L’aliquota IVA (Imposta di Valore Aggiunto) rispettando la manovra votata nello scorso dicembre, guadagnerà da Luglio, come previsto dalla Legge di Stabilità un punto percentuale; passando così dal 21 al 22%.

Nicola Rossi, presidente della Confesercenti di Padova : Aumentare l’Iva al 22%? Se il governo Letta lo farà, darà la mazzata finale al mondo del commercio e soffocherà ancor di più il già risicato potere d’acquisto delle famiglie».

Per Marco Venturi , presidente nazionale di Confesercenti; a margine della assemblea elettiva toscana dell’associazione che si svolge a Firenze: “Quello dell’Iva è un problema molto serio. Lo scatto al 21% ha già creato molti problemi, e se scatterà l’aumento al 22% inciderà ancora di più sui consumi, deprimendoli ancora” e “potrebbe avere conseguenze negative anche sullo stesso gettito fiscale, che invece di aumentare, come previsto, di 3 miliardi di euro, potrebbe diminuire di 300 milioni”.

Il deprimersi dei consumi, ha aggiunto, “avrà un effetto anche sulla produzione e sulle prospettive economiche del nostro paese. Bisogna cercare di affrontare il nodo dei conti pubblici tagliando la spesa pubblica. Non la spesa produttiva o quella utile per i servizi sociali, ma i tantissimi sprechi ed eccessi che ci sono nel nostro paese”. Venturi ha ricordato che Confesercenti ha presentato “dei rapporti precisi che dicono anche dove tagliare ma ci vuole il coraggio politico per affrontare questi problemi”.[1]

La manovra ha come obbiettivo l’aumento del gettito fiscale, ma colpendo la maggior parte dei beni e servizi rischia di contrarre ulteriormente i consumi degli italiani; già nel 2011 la riduzione della spesa per consumi è stata del 4,3%, una variazione negativa molto superiore rispetto al 2,6% registrato nel biennio 2008-2009; e limare ancora il potere d’acquisto già ritenuto ai minimi storici. Per di più: sommata alla scadenza Imu di giugno al netto dell’esclusione della prima casa e a quella Tares a dicembre, potrebbe arrivare una batosta 2013 da 734 euro a famiglia secondo i calcoli pubblicati da Federconsumatori.

Come spesso capita in economia, un movimento sarà seguito da altri spostamenti per riottenere un equilibrio: aumentare l’Iva avrebbe una ricaduta impressionante e deleteria su un mercato già angusto , facendo impennare ulteriormente prezzi e tariffe soprattutto a danno dei redditi fissi (lavoratori e pensionati). Non saranno coinvolti solo i prodotti soggetti all’Iva al 22% ,peraltro il 70% del totale, ma, attraverso costi aggiuntivi a partire da quello fondamentale dei carburanti, incidendo sui costi di trasporto verranno ritoccati i prezzi di tutti i beni trasportati su gomma, in particolar modo i beni di largo consumo, nonché le tariffe praticate da artigiani e professionisti, oltre agli arrotondamenti che si verificheranno come sempre a sfavore delle famiglie

Costituirebbe un’ulteriore duro colpo anche per tantissime piccole imprese  Dopo il “no” alla sospensione del pagamento della rata dell’Imu su negozi, bar, ristoranti e magazzini, dopo la certezza che in una forma o in un’altra sarà comunque confermata la Tares.

Il presidente Confesercenti ha l’indice puntato sul governo Letta: «Occorre dire basta alla scelta di far pagare il debito pubblico a famiglie ed imprese e chiedere all’Europa lo stesso trattamento concesso a Francia e Spagna». [2]

È proprio il caso di dire che piove sul bagnato per settori già in ginocchio come quello edile ed immobiliare:
In particolare, se è vero che i beni nel perimetro dalla “Super Iva” non contemplano la casa, sul cui acquisto si paga l’Iva ridotta, l’impatto che l’aumento avrà sulle ristrutturazioni di immobili sarà rilevante e andrà a colpire proprio il settore che più di altri ha fatto le spese della crisi.
L’Iva al 22% infatti, come si legge su Il Sole 24 Ore  “Prima di tutto si applicherà alle parcelle professionali di geometri, architetti e ingegneri ingaggiati in occasione di lavori di ristrutturazione. Ma anche ai compensi per la certificazione energetica da allegare al rogito in caso di compravendita o da inserire negli annunci immobiliari di vendita o locazione. Ricade, poi, nell’Iva al 22% anche tutto il settore dell’arredamento, dei mobili e degli elettrodomestici”. Inoltre, non si applica l’IVA agevolata al 10% (quindi va calcolata l’Iva ordinaria) ai materiali o ai beni forniti da un soggetto diverso da quello che esegue i lavori; ai materiali o ai beni acquistati direttamente dal committente; alle prestazioni professionali, anche se effettuate nell’ambito degli interventi finalizzati al recupero edilizio; alle prestazioni di servizi resi in esecuzione di subappalti alla ditta esecutrice dei lavori.

Come se non bastasse, la scadenza del primo luglio coinciderà con la fine delle detrazioni del 50% sul recupero edilizio e del 55% per il risparmio energetico: le quote scenderanno entrambe al 36 per cento, col rischio di alimentare ulteriormente l’impasse del settore edile.[3]

Il debito pubblico di tedeschi e americani è uguale al nostro. Impossibile? Eppure è vero. Basta metterlo in rapporto con la ricchezza delle famiglie al netto delle passività: Stati Uniti (23,3%), Italia (22,3%) e Germania (22,2%) sono praticamente allo stesso livello. E questo accade perché, secondo alcune stime, nonostante i guai, la stanchezza, la non crescita le famiglie italiane sarebbero ancora tra le più ricche del mondo.[4]

Ma di che ricchezza si tratta? Forse immobiliare,  messa però a rischio dalla crisi e dal modo con cui si vuole fronteggiarla:  si va a sempre a frugare nelle tasche degli italiani ridotte ormai a mera stoffa, ma non si tocca il “pantalone” della spesa pubblica! Sarebbe più che mai necessario infatti non solo rivedere le tasse su quel bene primario che è la casa, ma anche riportare l’iva al 20% per restituire fiato all’economia, ridando flusso ai processi di compravendita.

Per ripartire non si può contare su delle risorse che degli ex campioni non hanno più !

 

 

 

 

 

 

 

 

 


[1] http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2013/05/22/news/confesercenti-e-iva-al-22-addio-ad-altri-150-negozi-1.7112693

 

[3] http://economia.virgilio.it/tasse/super-iva-aumento-aliquota-22-per-cento.html

[4] Giuditta MARVELLI, Famiglie: i paradossi del nostro portafoglio, Corriere della Sera,

 

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