Dopo la definitiva rottamazione di Fini si deve riunire il popolo della destra intorno ai valori della cultura lasciando stare rivendicazioni giovanilistiche e patti generazionali
Si parla, da tempo, ma adesso finalmente con più forza, di “ricreare” – e mai “rifondare” – una vera Destra.
L’evento sarebbe, anzi è, per me auspicabile da molti punti e personalmente condiviso da sempre, soprattutto dopo l’automassacro generato dal mai compianto Gianfranco Fini.
Ma alcune domande, come comunemente si suol dire, mi sorgono spontanee:
Chi sarà la figura carismatica che si porrà a capo della “nuova – antica” coalizione?
Non esternerò ora le mie idee, le ho naturalmente, e chi le deve sapere già le sa. Si conoscono le mie simpatie e le mie idiosincrasie.
Perciò siccome è più difficile dichiarare chi si ama che non chi non si apprezza, seguirò la strada contraria e dirò invece chi non vorrei.
Auspico che a fronte di una riunione con “Fratelli d’Italia” a nessun passi per la mente di porre a capo del nuovo partito giovani rampanti ancora ebbri del loro risultato elettorale.
Non sono i voti conseguiti quelli che contano ma la Cultura.
E per Cultura s’intende un insieme non da poco di esperienze assimilate, di professionalità non soltanto di militanza politica, di competenze e di sapienza che non vedo certo frequente in giro.
Una “Nuova Destra”, DEVE, ripeto DEVE, ne ha l’obbligo etico e non morale, RIPARTIRE DALLA CULTURA. Una “Nuova Destra” deve porre rimedio a quello che non ha fatto per decenni, abbandonando i vecchi, obsoleti, ridicoli cascami di una certa “pseudo cultura” di destra – lo dice uno che è stato “la voce della fogna”, e nel ghetto autoimposto degli anni ‘70 ed ‘80 ha camminato – mantenendo ciò che è giusto ma conoscendolo ed aprendosi con occhi nuovi a ciò che è Perenne, non moderno né antico o peggio vecchio, ma a ciò che è immortale nello spirito e nelle idee.
Se non si comprenderà questo, la “Nuova Destra”, qualuque essa possa essere, è destinata fatalmente a ripercorrere i vetusti errori precedenti e così a fallire nuovamente.
Una costituente deve essere affiancata e supportata – e supportare a sua volta – da tutte quelle “menti” – e ce ne sono tante, i nomi li conosciamo tutti – da quegli “intellettuali non conformi” che gravitano nell’area di destra.
Anche se la parola “intellettuale” non è amata dal mio amico Franco Cardini, la uso in senso dantesco. Ovvero di colui che possiede “il ben dell’intelletto”.
In più andrebbero coinvolti alcuni grandi nomi della Cultura che, da sempre seppur in modo alterno, si sono spesso schierati per ideali che a noi sono vicini.
O vogliamo che soltanto Dario Fo, possa continuare a berciare dallo scranno del suo Nobel a favore della beceritudine grillesca?
Ora fate voi, i numeri di telefono li conoscete.