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Approfondimenti. Siria, Usa e Inghilterra: dialogo a distanza tra Francesco Mario Agnoli e un giornalista inglese.

2 Settembre 2013
in Articoli

Da inglese devo replicare al collega Francesco Mario Agnoli che giovedì ha scritto su La Voce delle cose false riguardo all’America e all’Inghilterra, e l’intervento punitivo contro la Siria dopo l’uso delle arme chimiche contro i civili a Ghouta la scorsa settimana.

Questo lo devo fare non solo perché ciò che ha scritto è offensivo agli americani e agli inglesi ma soprattutto perché pericoloso – pericoloso sì, perché ha ripetuto il cliché numero uno diffuso nei paesi del Mediterraneo che in nome della pace globale mette a rischio la pace globale.

Cioè: secondo Agnoli il mondo “a guida anglo-americana è il regno della violenza e dell’ipocrisia.” Va bene, la sua è un’opinione, anche se grottescamente sbagliata, e un’opinione ci sta al limite, sbagliata che sia. Gli chiedo solo una cosa: ma come sarebbe messo il mondo invece a guida italiana, cioè, da Ponzio Pilato?

Ma Agnoli non si ferma a pontificare su come mettere a posto il mondo senza gli anglosassoni perché va avanti raccontando anche delle gravi imprecisioni vergognosi.

Ecco la prima: “Ormai l’improntitudine di Washington e Londra è tale che non si curano nemmeno della credibilità tanto sono sicuri che i mass-media […] si accoderanno senza fiatare.”

Chiaramente, non ha tanta dimestichezza con la lingua inglese perché in realtà la stampa americana e inglese (specialmente quella di destra) è stata giorno dopo giorno quasi tutta contro al 100% l’intervento militare nella Siria proposto dal Presidente Barack Obama e il Premier David Cameron.

Ed è stata contro anche nel caso dell’esistenza e della pubblicazione di prove convincenti (al di là di ogni ragionevole dubbio) che i responsabili delle bombe d gas usate contro i civili siriani la scorsa settimana siano stati Assad e il suo esercito, e non i ribelli.

Ecco la seconda grave imprecisione: “Quanto ai cittadini dei vari paesi, ci credano o no poco importa. Non contano nulla in politica interna, figurarsi in quella estera.”

A quali paesi si riferisce Agnoli? All’Italia forse (dove non avrebbe tutti i torti ovviamente) ma proprio giovedì, il giorno della pubblicazione su La Voce del suo pezzo, il popolo inglese ha parlato – ed alla grande.

Cameron non voleva – appunto – sganciare un intervento militare contro la Siria senza l’ok prima del popolo inglese e perciò aveva deciso di mettere la questione al voto del Parlamento.

Il Parlamento britannico, nel bene e nel male, giovedì ha votato contro. Il popolo britannico ha parlato, tramite i suoi parlamentari, e la sua voce è stata accolta da Cameron.

Nei paesi del Mediterraneo regna il cinismo. Tutti credono: l’unica cosa che conta, e che motiva le azioni dell’uomo, è il denaro. E dicono: tutto il mondo è paese.

Non è vero, grazie a Dio. Il denaro non è tutto e tutto il mondo non è il Mediterraneo.

Secondo Agnoli sia Obama sia Cameron sono guerrafondai. Ho letto e riletto il suo pezzo alla ricerca della sua giustificazione per tale accusa. Non l’ho trovata.

In realtà, né Obama né Cameron vogliono per niente lanciare un altro intervento militare nel Medio Oriente. Anzi.

Il motivo per cui hanno deciso che bisogna purtroppo ma per forza intervenire nella Siria (con bombardamenti e basta) è per punire la Siria per il suo uso del gas contro i civili e per dissuaderla del suo uso nel futuro – e certo anche per dissuadere tutti i nemici dell’Occidente dall’uso del gas. Punto e basta.

Si può – a l’hanno fatto tutta la stampa angloamericana – sui pro e sui contro di questa scelta al livello pratico, legale e morale. Ma non c’entra assolutamente sete di guerra o di denaro da parte di Obama e Cameron. Dai, su.

Si gioca qui invece la credibilità dell’Occidente con in testa la credibilità dell’America. Il mondo deve credere in nome della pace che l’Occidente sia pronta a replicare con la forza if necessary. Altrimenti, ci sarà più guerra, non meno guerra.

L’esistenza di questa credibilità ha fatto vincere l’Occidente la Guerra fredda contro il comunismo sovietico – senza l’uso della forza. Bastava la credibilità.

La credibilità promuove la pace globale e la sua mancanza invece minaccia molto pericolosamente la pace globale. Senza la credibilità l’Occidente sarà costretta a subire tanti attacchi terroristici in più, e anche tante guerre in più.


REPLICA AGNOLI

Sono costretto, anche per scusarlo, ad attribuire la reazione, alquanto scomposta (me ne dispiace perché ho avuto occasione di apprezzare molti suoi scritti e la sua verve), di Nicolas Farrel ad un mal riposto patriottismo britannico (del resto confessa lui stesso di replicare “da inglese”). Comunque per sbarazzare la strada da pseudo-argomenti del tutto inconferenti (e fuor di luogo per chi, dopo tutto è ospite dell’Italia), non ho mai detto (e non credo) che il mondo a guida italiana sarebbe migliore di quello a guida anglo-americana (la mia opinione è molto semplicemente che non dovrebbero esistere paesi che aspirano al ruolo di “guida” e, tanto meno, di “poliziotto” del mondo. Grazie a Dio l’Italia non è fra questi).

Poiché (sono costretto a confessare questa mia grave mancanza) non seguo abitualmente le televisioni americane e inglesi e il mio articolo era destinato ad un giornale italiano e a lettori italiani, non ho nessuna difficoltà ad ammettere che i mass-media cui pensavo sono proprio quelli italiani, con particolare riferimento ai nostri telegiornali (e con questo spero di avere soddisfatto il patriottismo mass-mediatico di Farrell).

Venendo alla sostanza, sono perfettamente d’accordo sull’importanza della credibilità dei governi, credibilità tanto più necessaria quando si tratta di prendere (sulla testa dei popoli, che quasi mai vengono consultati se non a cose fatte) decisioni gravi come l’inizio di una guerra. Il punto è proprio questo: la credibilità dell’America (e, di conseguenza, della sua caudataria Inghilterra) è, per loro esclusiva colpa, a zero presso l’opinione pubblica mondiale (e in parte perfino presso quella americana e inglese). Farrell ha forse dimenticato la guerra in Iraq, giustificata con la panzana delle armi di distruzione di massa in possesso di Saddam, e quella in Libia (qui vi è stato il concorso di colpa di un paese mediterraneo, la Francia) giustificata con l’altra panzana della strage di cinquantamila vecchi e bambini? Pare di sì, dal momento che anche per la Siria continua a vaneggiare di “prove convincenti al di là di ogni ragionevole dubbio”, che nessuno ha visto e delle quali tutti invece dubitano. Quale e quanta sia questa credibilità lo attestano anche le dimostrazioni a New York e Washington di cittadini americani (che mi guardo bene dal confondere con il governo e le élites dominanti di quel paese), che protestano “contro un intervento fondato su bugie”.

In ogni caso, bello o brutto che fosse, condivisibile o no, il mio articolo era argomentato, Farrell si limita a dare per scontato ciò che scontato non è affatto e cioè che il gas nervino sia stato utilizzato dal governo siriano e non dai ribelli, che in realtà – torno a ricordare la testimonianza del magistrato svizzero Carla Del Ponte, sperando che il nome italiano non autorizzi a collocarla fra i cinici abitanti dei paesi mediterranei – lo hanno già utilizzato nella primavera di questo stesso anno. Del resto non è certo per caso che gli americani hanno preteso di lasciare fuori dal compito degli ispettori dell’Onu l’accertamento di chi abbia fatto ricorso ad armi chimiche (non lo dice un cinico giornalucolo mediterraneo, ma l’autorevole “The Wall Street’s Journal).

Nel suo patriottico furore Farrell si spinge ad accusarmi di falsità, io mi limito a definirlo un patriottico credulone, aggiungendo però che non può pretendere di sostituire alla mancanza di credibilità dei governi USA e GB la credulità dei cittadini del mondo.

Infine, per rassicurarlo che non ce l’ho affatto con gli anglosassoni in quanto tali, ma coi loro attuali governi, concludo con quanto ha appena detto il regista statunitense William Friedkin, presente al Lido Di Venezia per ritirare il Leone d’oro alla carriera: “Quando vedo il nostro governo che minaccia un altro paese mi vergogno”.

Evidentemente Nicolas Farrell no.

Francesco Mario Agnoli

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