Risiedere a Parigi ed essere eletti in consiglio comunale senza dovere prendere la cittadinanza francese o vivere a Berlino e votare per il borgomastro della capitale tedesca. In seguito all’istituzione della cittadinanza europea tutto questo è possibile grazie al diritto di elettorato attivo e passivo in tutta l’Unione.
Per chi hanno votato Irina, Ramona, Nicolae alle ultime elezioni amministrative in Italia?
Dal 1°Gennaio del 2007 con l’ingresso di Bucarest nell’Unione europea i romeni hanno acquisito automaticamente lo status di cittadini comunitari e in quanto tali possono godere del diritto di elettorato attivo e passivo in tutta l’Unione ma solo per le elezioni amministrative e per il Parlamento Europeo. Chi lo dice? La Direttiva 93/109/CE del 1993 relativa alle modalità di esercizio del diritto di voto e di eleggibilità per i cittadini dell’Unione che risiedono in uno stato membro di cui non sono cittadini. Tale diritto, tanto innovativo quanto poco noto, riguarda tutte le 27 nazionalità attualmente aderenti all’UE e rientra nel concetto più ampio di cittadinanza europea. Riconosciuta ufficialmente dal Trattato sull’Unione europea del 1992 l’istituzione di una cittadinanza europea, che si aggiunge a quella nazionale, ha conferito a quasi 500 milioni di europei nuovi diritti: la possibilità di circolare e risiedere liberamente nell’Unione; il diritto alla tutela da parte delle autorità diplomatiche e consolari di uno Stato membro diverso da quello d’origine nel territorio di un paese terzo nel quale lo stato membro non è rappresentato; il diritto di petizione dinanzi al Parlamento europeo e la possibilità di rivolgersi al mediatore europeo oltre al già citato diritto di votare e di candidarsi alle elezioni europee e comunali nello stato di residenza. Ed è proprio su quest’ultimo punto che vorremmo soffermare la nostra attenzione convinti che i diritti sanciti solennemente nei trattati internazionali servano a poco se non sono vissuti e sentiti dai popoli ai quali sono rivolti.
Per semplicità volgiamo lo sguardo alla sola Italia e guardiamo l’ultimo rapporto Istat in materia. I cittadini stranieri residenti in Italia al 1° Gennaio 2011 sono 4.570.317 pari al 7,5% del totale della popolazione; 1.163.469 sono cittadini che provengono dagli stati di recente entrati a far parte dell’Ue fra i quali vi sono 968.576 romeni, 109.018 polacchi e 51.134 bulgari, a questi bisogna aggiungere 171.351 cittadini comunitari originari degli stati appartenenti all’Ue prima del maxi allargamento del 2004 (inglesi, tedeschi, francesi, spagnoli ecc.) per un totale pari a 1.334.820 di aventi diritto al voto.
Le modalità di voto
Per quanto riguarda le elezioni amministrative gli stranieri provenienti dai paesi Ue possono eleggere il Sindaco, il Consiglio comunale e quelli circoscrizionali ma non possono candidarsi come Sindaco ed essere nominati Vicesindaco, possono invece diventare Consiglieri. Per votare devono iscriversi nelle liste elettorali presentando al comune di residenza l’apposita domanda entro 40 giorni prima della data fissata per le elezioni. Invece, per quanto riguarda l’elezione del Parlamento europeo, potrebbe rivelarsi di grande interesse la possibilità di elettorato passivo e quindi l’opportunità per i partiti politici di candidare nelle proprie fila cittadini europei di altre nazionalità dando vita in questo modo ad autentiche liste elettorali transnazionali.
Nell’ultima tornata elettorale amministrativa si è votato in grandi città quali Milano, Torino e Bologna dove è cospicua la presenza di cittadini comunitari ed anche in provincie come quella di Treviso dove è altrettanto folta la comunità straniera, romeni in testa. Oltre al dato significativo dell’esercizio di un diritto derivante della comune appartenenza all’Unione europea vi è quello della partecipazione democratica e del risultato elettorale che ne consegue. Per chi hanno votato, se lo hanno fatto, i cittadini Ue residenti in Italia? I partiti politici italiani si sono mai preoccupati di intercettare il loro consenso in maniera sistematica?
Il fenomeno migratorio verso l’Italia è in continua crescita e sembra andare di pari passo con l’allargamento dell’Ue che nel giro di un decennio ingloberà molti dei paesi dei Balcani a partire dalla Croazia e, in un secondo momento, dall’Albania. Guardare a queste nazioni e ai cittadini comunitari che già vivono sul nostro territorio – anche in chiave elettorale- significa anticipare i tempi e governare un fenomeno che potrebbe rivelarsi decisivo per l’esito di diverse elezioni locali nel volgere di pochi anni.
Andrea Guglielmi