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AGIRE! – Minima Cardiniana 71

15 Aprile 2015
in Articoli

Parigi, 7 aprile 2015

Proviamo a fare il punto su quanto sta accadendo nel Vicino Oriente e in Africa. Dal Kenia alla Somalia alla Tanzania alla Nigeria la società multireligiosa e multiculturale africana sembra aver del tutto perduto il suo annoso, sincretistico equilibrio ed essere ormai scoppiata: e i cristiani sembrano essere le prime vittime di questo ormai sconvolto e scomparso equilibrio, come già è accaduto e sta ancora accadendo magari non più in Libano, ma un po’ dovunque in Asia dall’Iraq al Pakistan. I capi dei movimenti jihadisti sembrano avere abbracciato la tattica demagogica consistente nel far credere a masse sempre più larghe di musulmani poveri che i cristiani – in quanto presentati come correligionari degli occidentali – siano obiettivamente una “quinta colonna” dell’Occidente, quindi dei collaborazionisti delle lobbies che ormai da decenni – da quando il sistema colonialistico tradizionale è volato in pezzi – si associano ai malgoverni locali per drenare le ricchezze asiatiche e africane e arricchirsi sottraendo ai popoli i mezzi non solo di sviluppo, ma perfino di sussistenza.

Il malessere, in quelle aree del mondo, è vecchio: per quanto non si possa sostenere che sia proprio antico. In questi anni però una malattia acuta, la violenza, si va sovrapponendo alla vecchia affezione cronica, la miseria. E tutti sanno che quando un ammalato cronico viene assalito da un male repentino e letale è contro quest’ultimo che si deve immediatamente agire con una terapia d’urto, lasciando magari da parte le cure ordinarie.

E’ quel ch’è stato recentissimamente proposto. Tutti abbiamo sentito il papa pronunziare il suo energico “Basta!”, il suo convinto e accorato “Bisogna fermarli!”. E abbiamo sentito anche il ministro Gentiloni, che non è certo incline alle parole forti e alle dichiarazioni pesanti, uscirsene con una condanna che parrebbe inappellabile contro “l’ignavia” dell’Occidente.

Ignavia. Parola forte, appunto: anzi, “parola grossa”. Cominciamo da qui. “Ignavo” è l’indolente, l’indeciso, l’amorale sino alla viltà. Una condanna che sa quasi d’altri tempi data la tensione morale che non può non animarla: non una dichiarazione diplomatica, ma una denunzia senza mezzi termini. Era ora, si dirà. Il punto è: contro chi è stata diretta? Chi e che cos’è, in concreto, “l’Occidente”? La presidenza degli Stati Uniti, che sembra aver rinunziato al suo ruolo “imperiale” di cane da guardia del mondo e voler passare la mano alle potenze regionali delle varie parti del mondo, che se la cavino loro? Il Congresso statunitense, notoriamente avverso a Obama che ormai è “un’anatra zoppa” ma incline semmai ad ascoltare l’attuale governo israeliano che addossa tutte le colpe dell’attuale crisi vicino-orientale all’Iran, mentre nei confronti di esso è in atto una svolta diplomatico-politica che potrebbe davvero cambiare il volto della politica mondiale? Ed è “vile” l’America che cerca un accordo con l’Iran, mentre nello Yemen gli stati arabi tradizionalmente più vicini all’Occidente assalgono gli sciiti, vale a dire i primi avversari di al-Qaeda che in quel paese ha appunto i suoi santuari? Assalire gli sciiti yemeniti può significare voler indirettamente colpire l’Iran, d’accordo, ma allora come la mettiamo con il vantaggio che altrettanto indirettamente si offre al jihadismo salafita di al-Qaeda, peraltro a sua volta avversario dell’IS di al-Baghdadi? E se Gentiloni non ce l’ha con gli americani, a chi rivolge l’accusa d’ignavia? Alla NATO, all’interno della quale c’è anche l’Italia, che anzi deve proprio a quell’alleanza l’essere di fatto un paese occupato da basi militari straniere che di fatto ha da decenni perduto la sovranità militare? E se un paese non dispone di sovranità militare, può sostenere sul serio di averne una diplomatica? E se noi tale sovranità non ce l’abbiamo, siamo degli “ignavi” o siamo, semplicemente, dei subalterni?

Il papa appare più concreto, per quanto non stia a lui indicare le strade non dico militari, ma nemmeno quelle diplomatiche o politiche da percorrere. Il suo “Bisogna fermarli” non vuol certo equivalere a un invito a operazioni militari di rappresaglia indiscriminata, che oltretutto sarebbero molto difficili contro gruppi di guerriglieri che agiscono dislocati, in ordine sparso, con la tecnica del “mordi-e-fuggi”. Ma, sembra suggerire il papa, ci sono pure i governi locali dei paesi nei quali avvengono le violenze: quei governi corrotti, che hanno interessi anche da noi – e che quindi potrebbero facilmente essere indotti a ragionare, con opportune misure persuasive di tipo economico-finanziario -, che favoriscono la deregulation dei territori condizione prima dello sfruttamento selvaggio e sono di solito in combutta con potenti lobbies internazionali. Salvo i casi nei quali invece le lobbies preferiscono appoggiare se non addirittura creare movimenti di guerriglia per premere sui governi locali non abbastanza docili e ricattarli e condizionarli quando non addirittura rovesciarli. La casistica è in materia ricca di variabili. Ma i mezzi per premere sui responsabili, se si volessero attivare, ci sarebbero: eccome.

Se le Nazioni Unite funzionassero come dovrebbero, disporrebbero bene degli strumenti – o sarebbero in grado di provvedersene – atti ad individuare il nodo d’interessi che collega quei governi e quelle lobbies e ad agire colpendolo con efficacia. In questo momento, dai massacri dei cristiani in Africa fino alla tragedia che ormai da anni ordinariamente si consuma sul nostro mare, davanti alle nostre coste, stiamo assistendo a uno degli spettacoli più immondi e vergognosi che la storia possa offrirci: alla guerra tra poveri, a quella dove poveri musulmani ammazzano poveri cristiani e poveri europei si preoccupano dell’arrivo di masse di poveri musulmani in grado di aggravare la loro miseria mentre – come rivelano i dati dell’UNESCO – il trend della concentrazione di risorse e ricchezze a livello mondiale si appesantisce: vale a dire che una sempre maggior quantità di profitti finiscono nelle tasche di un numero sempre più limitato di famiglie e di corporations mentre in tutto il pianeta si assottigliano fino a scomparire i cosiddetti “ceti medi” e si allarga e approfondisce la proletarizzazione delle masse, cioè la miseria.

I miserabili assassini musulmani dei cristiani e i nostri italiani impoveriti che auspicano di poter “ricacciar in mare” i migranti dal Nordafrica sono – a un incommensurabilmente diverso livello – vittime del medesimo abbaglio: fanno come il cane che morde il bastone che lo colpisce, salvo poi lambire la mano del padrone che lo manovra. Quel che va insegnato ad entrambi è che oggi il solo nemico pubblico, il solo responsabile della povertà e della violenza che sta inghiottendo il genere umano, è la mafia internazionale che sfrutta fino alla polpa il genere umano: e contro la quale in Occidente poco possiamo (eccola, l’”ignavia”!), dal momento che da noi i “poteri forti” finanziari, economici e imprenditoriali hanno ridotto i politici a loro “comitato d’affari” e dominano i media imbavagliandoli. Questo è il vero problema: altro che la barbarie assassina di quattro fanatici jihadisti, a loro volta manovalanza del crimine internazionale! E se parte di quest’infamia che passa attraverso la sperequazione economica e le manovre dello sfruttamento finanziario riguarda o ha riguardato fino a pochi mesi fa da vicino (ma siamo sicuri che ora è tutto a posto?) perfino Santa Romana Chiesa, eccolo allora il mysterium iniquitatis o, come diceva il cardinale Ratzinger molti anni fa citando Ticonio, il “maestro” donatista di Agostino, ecco il mysterium facinoris! E funziona davvero ancora, il katechon che ne tiene a bada le estreme conseguenze apocalittiche, sia o no esso identificabile secondo la proposta di Carl Schmitt? E c’è davvero da augurarsi che funzioni davvero ancora, questo katechon, o dobbiamo sperare che la storia della nostra fine, ch’è per sua natura tutta la storia del genere umano, stia in realtà ormai per concludersi con la fine della storia, con il decisivo eskathon? E all’arrivo di esso, lo sapremo identificare, quell’Anticristo preconizzato dall’epistola di Giovanni e cui indirettamente allude anche la celebre II epistola ai tessalonicesi di Paolo? Attenzione: l’Anticristo non sarà un Controcristo, un Cristo rovesciato: in greco, antì significa non solo e non tanto “contro”, quanto “di fronte a”. L’Anticristo non sarà una caricatura del Cristo: ne sarà l’immagine rovesciata e simmetrica, sicut in speculo…Siamo sicuri, cristianucci, di saperlo riconoscere quando arriverà, se non è già arrivato e magari sta lavorando fra noi da anni, perfino da qualche secolo?

Ma torniamo all’oggi, al “già” che potrebbe restare magari a lungo un “non ancora”. Si parla molto – ben a ragione – della barbarie jihadista: ma perché si parla poco o nulla invece di altri aspetti, meno noti, della società musulmana, anche di quella parte di essa che (e non al invidiamo…) è governata dal califfo al-Baghdadi? Perché ad esempio, noi che siamo perseguitati e strangolati dalle banche, non parliamo mai del sistema creditizio islamico, delle banche musulmane che non sono istituzioni pensare per investire il danaro dei loro clienti a vantaggio prevalente per non dir totale dei loro azionisti e relativi dividendi, ma che sono fondamentalmente delle associazioni di mutuo soccorso all’interno delle quali si praticano ampie forme di prestito sociale e l’usura è sul serio combattuta? Perché non c’interroghiamo sulla radici anche strutturali del consenso che lo jihadismo sta ricevendo?

Già: perché non c’è bisogno di esser marxisti (come non lo è il papa) per rendersi conto che il disagio nel quale si dibatte il mondo e quindi molte delle causa della nostra stessa insicurezza hanno un’origine socioeconomica. Il giorno in cui, a non dir altro, le genti d’Asia, d’Africa e della stessa America latina rientrassero in possesso delle risorse che vengono loro oggi spietatamente sottratte e fossero sostenuti nella diretta gestione di esse, il fanatismo politico e religioso si spegnerebbe per mancanza di manodopera. Ma ciò significherebbe la fine di ricchissimi profitti, di grassissimi proventi. Chiedete un po’ ai signori della Total (petrolio in Africa centrosettentrionale), della Areva (uranio in Niger), della De Beers (diamanti in Sierra Leone), della Monsanto (gli OGM obbligatori, i biocarburanti), se e quando, e in che modo, saranno disposti a sacrificarne una parte in cambio dell’alleggerimento della sperequazione che soffoca la terra.
Franco Cardini
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