Siamo alla fine del XV secolo. Venezia ha perso gran parte del suo impero coloniale, e lotta caparbiamente con il turco per mantenere saldo il controllo su Creta e su altre isole mediterranee. I commerci si stanno spostando dal Mediterraneo al nord Europa, l’Impero Ottomano blocca gli accessi alle spezie e alle risorse dell’Oriente. Si cercano quindi altri sbocchi, come le Fiandre, meta assai ambita e ricercata dei mercanti veneziani. Molte famiglie nobili stavano spostando i loro interessi verso i nuovi luoghi, tra queste vi erano i Da Mosto. I Da Mosto sono una famiglia nobile, probabilmente di origine lodigiana, che si era trasferita in laguna nel XI secolo ed era iscritta al patriziato veneziano sin dal 1297. Da molto erano nel ramo del commercio con ottimi risultati, almeno fino alla seconda metà del XV secolo.Uno dei giovani rampolli di questa famiglia divenne un grandissimo esploratore.
Ecco la sua storia!
Il 22 marzo del 1455, Alvise, carico di emozioni contrastanti, parte dal porto di Lisbona. E’ finalmente capo di una sua spedizione e il suo spirito di avventura lo sprona a giungere verso i luoghi inesplorati. Il suo viaggio lo porta a visitare l’isola di Madeira, poi verso il caldo sud, ecco le isole vulcaniche delle Canarie, bellissime, ricche di vegetazione e di strani uccelli gialli. Poi da lì si sposta verso il continente africano dove entra nella foce del Senegal, sembra di tornare in laguna, tante è la sabbia e le spiagge che vede. Risalendo l’immenso braccio d’acqua, incontra pure la popolazione locale che si rivela essere gentile ed accogliente. Scambia con loro cavalli per schiavi, e rimane nel villaggio per un intero mese.
Annota, scrive, scopre, parla e ovviamente fa il mercante. Alvise si muove perfettamente nella sua nuova realtà e sente nuovamente padrone della sua vita, poi riparte nuovamente per l’Oceano. Da lì a poco incontra una spedizione portoghese, guidata da Antonio da Noli. Uno scambio di battute tra i due capitani e subito nasce un’amicizia legata ad una comunione di intenti. Decidono così di esplorare assieme altri luoghi, eccoli che scoprono il Golfo di Gorsa e poi l’importantissimo fiume Gambia (nell’odierno Senegal). Tentano assieme di risalire il fiume, ma la piena e il tempo non perfetto, proibisce loro la nuova impresa. Ma Alvise non si da per vinto. Torna un anno dopo, assieme ad un genovese, anch’egli al servizio del principe portoghese, di nome Antioniotto Usodimare. Si dirigono nuovamente verso il fiume Gambia, ma una tempesta li colpisce e li porta a due giorni e tre notti lontani dal loro obiettivo. Il giorno dopo, appena riapparso il sole, ecco che si fermano in un’isola bellissima e con una vegetazione rigogliosa. Si tratta di Capo Verde e le due isole che lo compongono, Buona Vista (Boa Vista) e San Jacobo (Santiago), portano ancora il nome dato loro da Alvise.
L’avventura di Alvise non è ancora finita, uscito dal fiume Gambia scopre altre due piccole isole li dona un nome, per poi giungere fino ad una grandissima foce. Così grande da essere simile ad un mare. Il Da Mosto aveva scoperto il Rio Grande, almeno così lo chiamò, ma si trattava di un ramo dell’imponente fiume Senegalese, appunto il Gambia. Una volta raggiunto la foce del fiume, la spedizione prese vela verso il Portogallo e il loro arrivo si concretizzò nel 1456.
Una volta in patria recuperò gran parte dei beni appartenuti alla sua famiglia e sposò la nobile e ricca Elisabetta di Giorgio Venier, sperando di farsi una famiglia e di mettere finalmente radici in laguna. Invece la sposa era cagionevole di salute, e muore da lì a poco senza aver dato, allo stanco Alvise, l’agognato erede. Questo fatto porta il Da Mosto a riprendere il mare, ancora una volta ecco che le sue navi arrivavano fino in Inghilterra, Spagna, Alessandria, e velocemente la famiglia riprese il suo antico splendore. Poco dopo Alvise viene nominato Provveditore nel Cattaro poi a Corone. E’ poi inviato dal Senato in missione diplomatica in Dalmazia e in Erzegovina.
Ma i venti di guerra soffiano sempre più forti e inesorabili. Venezia era sempre più in lotta con la Sublime Porta. Dopo la perdita di Negroponte avvenuta nel 1470, Alvise viene mandato in Albania per difendere gli interessi veneziani della zona contro i Turchi.
Il destino stava serbando un altro strano scherzo al nobile Da Mosto, nel 1481, la Repubblica gli assegna il comando della galea Alessandria, quella con la quale aveva iniziato la sua lunga carriera tanti anni fa, come giovane ufficiale. Per lui è un ritorno al passato ancora gioioso e felice. Ma la sua fibra ormai, duramente provata da lunghi viaggi e da strane malattie, si era indebolita. Il suo spirito non era più gagliardo ed avventuroso, la perdita della moglie lo aveva stravolto.
Alvise Da Mosto, consumato dalle mille avventure e con il cuore infranto, muore nel Polesine, vicino a Rovigo nel 1483 mentre svolgeva una missione diplomatica per conto di Venezia.
I suoi ricordi, le sue mappe (molte perdute), i suoi appunti di viaggi furono fondamentali per la geografia e la conoscenza del continente africano negli anni a venire. l suo volumetto chiamato “Navigazioni” svolse un ruolo fondamentale in tutta questa attività.
Fu uno dei più grandi esploratori che Venezia ebbe avuto, anche se ormai gli interessi della Serenissima non erano più su questi grandi temi, ma solamente sul triste controllo dei pochi possedimenti ancora rimasti nel Mediterraneo. Come era accaduto ai fratelli Zen, anche Alvise Da Mosto non scoprì nuovi luoghi per conto della Repubblica ma per potenze straniere.
Il lento declino di Venezia era iniziato.