Identità Europea
  • L’Associazione
    • Chi siamo
    • Cos’è Identità Europea
    • Il progetto
    • Il Manifesto
    • Il Simbolo
  • Diventa Socio
    • Info per iscriverti
  • Notizie
    • Articoli
    • Editoriali
    • Erasmo da Rotterdam
    • Notizie dalle aree
    • Rassegna Stampa
  • Eventi
    • Incontri
    • Mostre
    • Seminari e Convegni
  • Progetti in Corso
    • Le Marche e l’Oriente
    • Alterfestival
  • Video
  • Contatti
Identità Europea
  • L’Associazione
    • Chi siamo
    • Cos’è Identità Europea
    • Il progetto
    • Il Manifesto
    • Il Simbolo
  • Diventa Socio
    • Info per iscriverti
  • Notizie
    • Articoli
    • Editoriali
    • Erasmo da Rotterdam
    • Notizie dalle aree
    • Rassegna Stampa
  • Eventi
    • Incontri
    • Mostre
    • Seminari e Convegni
  • Progetti in Corso
    • Le Marche e l’Oriente
    • Alterfestival
  • Video
  • Contatti
Identità Europea
Nessun Risultato
Vedi tutti i risultati

XIX° CORSO DELL’UNIVERSITÀ D’ESTATE DI SAN MARINO. ALCUNE NOZIONI ECONOMISTE. Di L. Copertino

28 Luglio 2014
in Articoli

 

 

Chi è stato alla recente 19° edizione dell’Università d’Estate di San Marino ha potuto assistere, con lo scrivente come introduttore e moderatore, al confronto tra un economista keynesiano come il prof. Nino Galloni ed un economista liberal-sociale come il Prof. Massimiliano Marzo della scuola di Stefano Zamagni.

Posizioni differenti che tuttavia possono, in alcuni punti, avere qualche convergenza.

Gli astanti avranno notato come, dal momento che Galloni il quale ha lasciato l’uditorio subito dopo la sua relazione ed il dibattito non era presente, da parte mia vi è stato qualche cordiale, e per nulla polemico nelle intenzioni, contradditorio con il Prof. Marzo, verso il quale nutro comunque stima per la competenza e chiarezza espositiva (anche se basata su teorie, come quella “quantitativa della moneta” oggi fortemente messe in discussione negli ambiti accademici).

Il giorno prima, invece, molto interessante è stata la relazione del Prof. Tracuzzi (se ben ne ricordo il nome) allievo del compianto filosofo Francesco Gentile. Una relazione che tra l’altro ha ripreso la critica “realista” all’utopia come progetto umano il quale alla realtà vera ed oggettiva, naturale,  tende a sostituire lo schema filosofico ed astratto dell’ideologia ossia la non-realtà idealisticamente e soggettivisticamente pensata. Una critica fondata sul realismo filosofico proprio al pensiero tradizionale cattolico o comunque religioso.

Nel dibattito, seguito alla relazione del Tracuzzi, sono intervenuto per sottolineare che tale critica “realista”, solitamente applicata soltanto al marxismo, come aveva giustamente fatto nell’occasione anche il prof. Tracuzzi, è invece del tutto applicabile anche e principalmente al  liberismo. Ho ricordato che non esiste “costruttivismo” più astratto ed irrealistico del mercato come concepito dai liberisti vecchi (leggasi: Adam Smith, Von Hayek, Von Mises) o nuovi (leggasi: Milton Friedman, Alesina, Giavazzi, tutto il coacervo simil-populista americano del “Tea Party”). Un mercato come quello cui pensano i liberisti – nel quale tutti gli operatori sono perfettamente eguali quanto a capacità personali, risorse a disposizione, informazioni possedute, forza sociale ed economica, sicché tutti potrebbero responsabilmente esercitare le proprie libere (o presunte tali) scelte e quindi imputare solo a loro stessi eventuali fallimenti – NON E’ MAI ESISTITO NELLA REALTA’ E NELLA STORIA. Si tratta, appunto, di una utopia, di una costruzione ideologica che lasciata libera di affermarsi, come è stata purtroppo lasciata libera di affermarsi, prima o poi si scontra con le dure repliche della realtà rovesciandosi, per eterogenesi dei fini o, se volete, paradosso delle conseguenze, nella sopraffazione dei più forti sui più deboli. Aggiungevo che senza una Autorità Politica “giusta” (nel senso “agostiniano” della Giustizia che deve presiedere al Politico, pena il suo “banditismo”) le differenze che pur esistono nella realtà, e che nessuno può pensare di eliminare ma ridurre e far convergere questo sì, non potrebbero mai essere composte secondo equità, giustizia e solidarietà, in una prospettiva più ampia di Bene Comune, quella che di recente Zygmun Bauman ha chiamato “collaborativismo” o anche “condivisione”, da opporre tanto alla ferocia dell’“Homo hominis lupus” quanto all’ingenuità del “Bon sauvage”, visioni dell’uomo, queste ultime, che sottendono entrambe un errore antropologico e teologico di fondo: l’idea della negatività dell’essere, nel primo caso, quella dell’inutilità della redenzione e della grazia, nel secondo caso.

Qui sotto trovate, se può interessare, un articolo che conferma quanto sopra osservato circa il costruttivismo utopico dell’ideologia liberista. Segue un altro articolo che mostra le conseguenze (non) etiche dell’accettazione di questo costruttivismo come se esso fosse la descrizione dell’intangibile reale ed, infine, una citazione tratta direttamente dall’opera principale del Keynes che spiega perché è stata scritta.

Buona lettura e saluti a tutti.

Luigi Copertino

Il mondo descritto dai liberisti non è quello in cui realmente viviamo. Brad DeLong vs Friedman

Pubblicato da keynesblog il 30 aprile 2012 in Economia

“Free to Choose” di Milton e Rose Friedman è stato un programma televisivo e un libro che ha rivoluzionato il modo di vedere l’economia degli americani e, per riflesso, degli occidentali. Il più potente, pervasivo e affascinante manifesto liberista del secolo. Un’opera che ha profondamente influenzato tanto il senso comune del cittadino medio, quanto la politica, e che ha avuto probabilmente un peso nell’affermazione elettorale di Ronald Reagan.

A parlarne in termini critici è Brad DeLong, sul sito Project Syndicate. Secondo DeLong, il ragionamento di Friedman si muove a partire da tre affermazioni.

La prima è che gli squilibri macroeconomici sono causati dall’intervento pubblico, non dal mercato. In particolare sarebbero causati proprio da quegli interventi pubblici che tendono a regolare i mercati e a cercare di rendere il capitalismo più stabile.

Secondo Friedman è il settore pubblico ad aver “causato” la Grande Depressione. Per risolverla l’intervento delle autorità avrebbe dovuto limitarsi a una politica monetaria espansiva. L’intervento nell’economia rivendicato da Keynesiani e seguaci di Minsky al fine, rispettivamente, di gestire la domanda e stabilizzare i mercati finanziari, sarebbe completamente ingiustificato.

Ma, fa notare DeLong, questa affermazione è semplicemente sbagliata. La dimostrazione sta nel fatto che l’enorme aumento di liquidità operato dalla Federal Reserve non è stato sufficiente a ripristinare la piena occupazione o comunque far uscire gli USA dalle secche della recessione.

La seconda affermazione dei coniugi Friedman è che il ruolo pubblico nella regolazione dovrebbe essere minimo, limitandosi alla garanzia dei contratti in quanto gli svantaggi di un intervento regolatorio più pesante sarebbero maggiori che quelli di un mercato lasciato quasi a se stesso. Ma, scrive DeLong, neppure gli attuali “libertarians” (la destra del partito repubblicano) hanno una grande fiducia nelle corti federali, forse perché condannano troppo facilmente chi attenta alla salute.

La terza, e più importante, affermazione dei Friedman è che l’economia di mercato, da sola, sarebbe capace di ridistribuire in modo equo il reddito, poiché gli imprenditori, pur guidati dal profitto, premierebbero i talenti, potenziando l’intero sistema economico. Un ragionamento che riprende quello della “mano invisibile” di Smith.

Peccato però che non abbia funzionato, spiega DeLong. La caduta di qualità dell’istruzione, il ridimensionamento dei sindacati, il sorgere di una economia dell’età dell’informazione dove “il vincitore prende tutto”, il ritorno alla finanza come ai tempi della “Gilded Age” (1860-1896, con conseguente tracollo), hanno portato ad un’inedita disparità dei redditi.

Sarebbe stato bello se un’era di prosperità durevole, con opportunità per tutti, fosse seguita ad un intervento pubblico ultraminimale sul modello di quello prefigurato da Friedman. Se non è successo, conclude DeLong parafrasando Keynes, è semplicemente perché il mondo descritto da Friedman non esiste, non è quello in cui davvero viviamo.

Articolo di Brad DeLond “Re-Capturing the Friedmans”

Le fallacie dell’economia per i ricchi

Pubblicato da keynesblog il 15 luglio 2014 in Economia, Teoria economica

Esistono diverse teorie economiche, ma ancor prima di ciò esistono classi sociali di cui gli economisti – ben lungi dall’essere scienziati apolitici – difendono gli interessi consolidati. E’ questa, purtroppo, l’evidenza che è emersa nel dibattito scatenato dal libro di Thomas Piketty “Capital in the Twenty-First Century”, nel quale si mettono in evidenza le ragioni e i pericoli delle disuguaglianze, le distorsioni conseguenti la crescita delle rendite e l’ingiustizia insita nell’ereditarietà del capitale. L’esempio migliore di questo bias classista lo fornisce Gregory Mankiw, noto economista conservatore ed autore di uno dei manuali di economia più diffusi.

In un recente articolo per il New York Times, Mankiw ha cercato di demolire la tesi di Piketty:

Poiché il capitale è soggetto a rendimenti decrescenti, un aumento della sua offerta causa il fatto che ogni unità di capitale renda di meno. E poiché l’aumento del capitale aumenta la produttività del lavoro, i lavoratori godono di salari più alti. In altre parole, risparmiando invece di spendere, chi lascia una proprietà agli eredi causa una redistribuzione non intenzionale dei redditi da altri proprietari di capitali verso i lavoratori.
La morale della favola è che la ricchezza ereditata non è una minaccia economica. Coloro che hanno conseguito proventi straordinari naturalmente vogliono condividere la loro fortuna con i loro discendenti. Quelli di noi che non hanno la fortuna di nascere in una di queste famiglie ne beneficiano comunque, poiché la loro accumulazione di capitale aumenta la nostra produttività, i salari e il tenore di vita.

E’ evidente però che non è questo che è accaduto negli ultimi decenni. Nonostante gli incrementi di produttività, i salari reali sono rimasti stagnanti. Il che significa semplicemente che la quota di ricchezza aggiuntiva prodotta è andata sempre più alle altre classi sociali e non ai lavoratori, in particolare a quell’1% contro il quale nacque il movimento “Occupy Wall Street”.

Mankiw non fa altro che ripetere la ben nota ideologia della “trickle-down economics”. E’ però interessante scoprire perché, nonostante l’evidenza contraria, un economista può ancor oggi permettersi di sostenere la tesi secondo la quale l’arricchimento dei più abbienti ha un riflesso positivo sui lavoratori. Cosa c’è nella teoria economica che giustifica questo risultato così in contrasto con la realtà?

Lo spiega bene Peter Domar, economista e autore del noto blog Econospeak. Affinché sia vero quanto sostenuto da Mankiw, devono infatti essere verificate numerose e improbabili condizioni. In particolare, l’aumento dell’offerta di capitale deve rendere tale fattore della produzione meno remunerativo. Un’ipotesi che nel secolo delle tecnologie di rete diventa ogni giorno sempre meno vera: ad esempio, entro un margine molto ampio, ogni antenna di telefonia mobile installata da un operatore rende tutto il capitale di antenne già installate più redditizio, poiché permette di raggiungere più clienti che potranno telefonare ai clienti dei territori già coperti. Lo stesso discorso vale per molti altri servizi a rete e per il software.

E non basta. Affinché Mankiw abbia ragione occorre ipotizzare anche: che i fattori produttivi siano pienamente impiegati (ovvero che non vi sia disoccupazione dei lavoratori e sottoutilizzazione degli impianti); che il maggiore risparmio abbassi il tasso di interesse stimolando così l’investimento (il modello che Keynes smonta nella Teoria Generale); che tutti gli atti di risparmio e investimento si verifichino all’interno dello stesso sistema economico (p.es. i ricchi non guadagnano proventi da investimenti all’estero); che non vi siano esternalità non compensate ad incrementare “ingiustamente” i margini di guadagno delle imprese (si pensi all’inquinamento); che non vi siano monopoli tecnologici e anzi che non vi sia alcun cambiamento tecnologico, in quanto altererebbe le produttività marginali del lavoro e del capitale.

Insomma, Mankiw non sta parlando del mondo reale, ma di quello immaginario descritto dai manuali di economia. Come il suo.

L’opinione di Keynes sulla teoria economica dominante: “Porta a risultati disastrosi”

Pubblicato da keynesblog il 2 aprile 2012 in Citazioni e testi classici, Teoria economica

“Ho intitolato questo libro Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta, insistendo sull’aggettivo generale. Lo scopo di tale titolo è di contrapporre il carattere dei miei ragionamenti e delle mie conclusioni a quelli formulati nella stessa materia dalla teoria classica, la quale ha costituito la base della mia formazione scientifica e domina il pensiero economico, sia pratico che teorico, delle sfere dirigenti e degli ambienti accademici della generazione presente e delle precedenti, da cento anni a questa parte.

Dimostrerò che i postulati della teoria classica si possono applicare soltanto ad un caso particolare e non a quello generale, poiché la situazione che essa presuppone è un caso limite delle posizioni di equilibrio possibili. Avviene inoltre che le caratteristiche del caso particolare presupposto dalla teoria classica non sono quelle della società economica nella quale realmente viviamo; cosicché i suoi insegnamenti sono ingannevoli e disastrosi se si cerca di applicarli ai fatti dell’esperienza.”

– John Maynard Keynes,
Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta, 1936

Articolo Precedente

In odio alla fede. E i responsabili vanno indicati chiaramente. di Mon. L. Negri*

Articolo Successivo

Europa meno austera – La scossa deve venire. Di L. Becchetti*

ARTICOLI CORRELATI

I risultati del nostro “Progetto Gaza” (ottobre 2024 – marzo 2025)
Articoli

I risultati del nostro “Progetto Gaza” (ottobre 2024 – marzo 2025)

24 Aprile 2025
Solidarietà con i Cristiani di Gaza e Cisgiordania.
Articoli

Solidarietà con i Cristiani di Gaza e Cisgiordania.

22 Dicembre 2023
APPELLO PER LA TUTELA DEI CRISTIANI IN TERRASANTA
Incontri

APPELLO PER LA TUTELA DEI CRISTIANI IN TERRASANTA

16 Novembre 2023
Il Sistema (In)visibile. Padova, 28 gennaio ore 18.00
Articoli

Il Sistema (In)visibile. Padova, 28 gennaio ore 18.00

18 Gennaio 2023
HONEY MOON. Di Franco Cardini
Articoli

HONEY MOON. Di Franco Cardini

18 Febbraio 2021
QUANDO PARLA IL TIRANNO… Di Franco Cardini.
Articoli

QUANDO PARLA IL TIRANNO… Di Franco Cardini.

18 Febbraio 2021
Articolo Successivo

Europa meno austera – La scossa deve venire. Di L. Becchetti*

DOMUS EUROPA

Nessun Risultato
Vedi tutti i risultati

VIDEO

Maurizio Boni - La guerra Russo-ucraina.

Andrea Zhok - Il Senso dei Valori. Rimini 22/02/2025

❗️❗️❗️ Adolfo Morganti - Tesseramento Identità europea 2025

ARTICOLI RECENTI

“Nominalismo e Universalismo come culture politiche”- Incontro a Lecce

“Nominalismo e Universalismo come culture politiche”- Incontro a Lecce

6 Maggio 2025
“De-Generazione Social” – Incontro pubblico a Lecce.

“De-Generazione Social” – Incontro pubblico a Lecce.

6 Maggio 2025
ALTERFESTIVAL 2025 – ANTIDOTI CONTRO IL PENSIERO UNICO. CEREA, 30 MAGGIO – 1 GIUGNO 2025

ALTERFESTIVAL 2025 – ANTIDOTI CONTRO IL PENSIERO UNICO. CEREA, 30 MAGGIO – 1 GIUGNO 2025

5 Maggio 2025
Identità Europea

Identità Europea

Associazione Identità Europea
Corso d'Augusto 76 - 47921 - Rimini
CF 91053380407 - P.IVA 04385260403

segreteria@identitaeuropea.it
  • Home
  • Chi siamo
  • Diventa socio
  • Articoli
  • Contatti
  • Privacy Policy

© 2025 Identità Europea - Tutti i diritti riservati

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In

Ultimo aggiornamento: 26.03.2025

Identità Europea – Associazione Identità Europea (di seguito, “l’Associazione”), con sede in Corso d’Augusto 76 – 47921 Rimini, codice fiscale 91053380407, partita IVA 04385260403, è titolare del trattamento dei dati personali ai sensi del Regolamento UE 2016/679 (“GDPR”).

Finalità del trattamento

I dati personali raccolti attraverso il modulo di iscrizione alla newsletter presente sul sito https://www.identitaeuropea.it saranno trattati esclusivamente per:

  • Inviare comunicazioni informative relative alle attività dell’Associazione, iniziative, eventi o aggiornamenti di interesse coerente con le finalità statutarie.
  • Analizzare il traffico e il comportamento degli utenti sul sito, tramite Google Analytics, in forma aggregata e anonima.

Tipologie di dati trattati

L’Associazione tratta i seguenti dati personali forniti volontariamente dall’utente:

  • Indirizzo email (obbligatorio per l’iscrizione alla newsletter)
  • Eventuali dati raccolti in forma automatica tramite strumenti di analisi (es. indirizzo IP, tipo di browser, sistema operativo, durata della visita, pagine visitate)

Base giuridica del trattamento

Il trattamento dei dati personali si basa su:

  • Il consenso espresso dell’utente per l’iscrizione alla newsletter (art. 6, par. 1, lett. a, GDPR)
  • Il legittimo interesse dell’Associazione a migliorare la fruibilità e la performance del sito, tramite strumenti di analisi statistica aggregata (art. 6, par. 1, lett. f, GDPR)

Modalità del trattamento

I dati personali sono trattati in forma elettronica, adottando misure tecniche e organizzative adeguate per garantire la sicurezza, l’integrità e la riservatezza dei dati.

Comunicazione e diffusione dei dati

I dati personali non saranno comunicati a terzi, né diffusi, salvo quanto necessario per adempiere a obblighi normativi o per garantire il corretto funzionamento del servizio di newsletter (es. piattaforme di invio e gestione email). I dati raccolti tramite Google Analytics vengono trattati da Google LLC, in conformità con le sue policy.

Responsabile del trattamento

Il responsabile del trattamento è la segreteria dell’Associazione, contattabile all’indirizzo email: 📧 segreteria@identitaeuropea.it

Diritti dell’interessato

L’utente ha il diritto di:

  • Revocare il consenso prestato in qualsiasi momento
  • Accedere ai propri dati personali
  • Chiederne la rettifica o la cancellazione
  • Opporsi al trattamento o richiedere la limitazione dello stesso
  • Presentare reclamo all’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali

Le richieste vanno inviate a: 📧 segreteria@identitaeuropea.it

Modifiche alla presente informativa

L’Associazione si riserva il diritto di apportare modifiche alla presente informativa. Le eventuali modifiche saranno pubblicate su questa pagina del sito web.

Contatti

Per qualsiasi informazione relativa alla presente informativa, è possibile contattare l’Associazione ai seguenti recapiti:

📍 Sede: Corso d’Augusto 76 – 47921 Rimini 📧 Email: segreteria@identitaeuropea.it

 

Nessun Risultato
Vedi tutti i risultati
  • L’Associazione
    • Chi siamo
    • Cos’è Identità Europea
    • Il progetto
    • Il Manifesto
    • Il Simbolo
  • Diventa Socio
    • Info per iscriverti
  • Notizie
    • Articoli
    • Editoriali
    • Erasmo da Rotterdam
    • Notizie dalle aree
    • Rassegna Stampa
  • Eventi
    • Incontri
    • Mostre
    • Seminari e Convegni
  • Progetti in Corso
    • Le Marche e l’Oriente
    • Alterfestival
  • Video
  • Contatti

© 2025 Identità Europea - Tutti i diritti riservati

Questo sito fa uso dei cookies. Continuando nella navigazione acconsenti all'uso dei cookies. Per saperne di più visita la nostra Privacy Policy.