Potrebbe sembrare assurdo, ma in Italia ormai non ci si stupisce più di nulla: i media nostrani si sono accorti che “in Germania si vota”, non prima di ieri l’altro.
Troppo concentrati su decadenze varie e congressi di partito, si sono dimenticati di raccontare una campagna elettorale in corso da circa 2 anni, con ripercussioni notevoli sulle scelte di politica economica di una Unione Europea a trazione nordica.
E’ pur vero, che un cittadino non assuefatto alla dominazione straniera da diverse centinaia di anni, dovrebbe in prima persona interessarsi della vita pubblica europea, se non per un moto interiore di ribellione, almeno per capire da che parte tiri il vento. Per condire di altra amarezza gli occhi di chi guarda con disincanto la “serva Italia di sventura ostello”, si aggiunge anche l’impietoso paragone sulla qualità della campagna elettorale tedesca. Le forze in campo sono ben consapevoli dell’eventualità di un pareggio, votandosi con un complesso sistema elettorale a doppia scheda in parte proporzionale e in parte per collegi uninominali con voto di preferenza ai candidati. Non c’è nulla di scandaloso quindi se, pur nelle rimarchevoli differenze di programma, a domanda diretta i capi partito non escludano l’eventualità della nascita di una “grosse koalition” post elettorale. La franchezza di questo atteggiamento consentirà in questa eventualità di formare un governo non avvelenato da una campagna elettorale fondata sulla diffamazione del prossimo. Si noti inoltre, che per un partito tedesco, probabilmente l’Spd di Peer Steinbruck, impegnarsi in questo tipo di governo sarebbe molto più “costoso” politicamente che in Italia. In Germania infatti, non esiste la sfiducia nel senso italico del termine, che consente attualmente al Pdl (ah pardon Forza Italia) di minacciare un giorno si e l’altro anche la caduta del governo, ma un Cancelliere può essere sostituito solo se si vota contestualmente la fiducia ad uno nuovo con una nuova maggioranza.
Molto diverso anche l’atteggiamento tra forze politiche alleate, anche in questo caso deprimente per chi osserva dall’Italia. In Germania è normalissimo che la Cdu, dia indicazione di voto per sé nella scheda proporzionale, e per l’Fdp (i liberali) sulla scheda del collegio uninominale, un modo sensato di aiutare gli alleati a superare l’elevato sbarramento del 5% a livello nazionale o comunque di eleggere qualcuno grazie alla vittoria nel collegio, aumentando così le possibilità di fondare un governo di centrodestra, senza dover “cadere”, nelle larghe intese. Non c’è bisogno di avere una memoria da elefante per ricordarsi Silvio Berlusconi a Ballarò, davanti a svariati milioni di ascoltatori, sostenere che era meglio votare per il PD che per i piccoli partiti. Considerando che il centrodestra in Italia ha perso di 120 mila voti, se il Cavaliere avesse tenuto un atteggiamento diverso, forse ora non dovrebbe arrovellarsi sul sistema per non decadere da parlamentare.
Ultimo, ma non ultimo, è sostanzialmente diversa anche la rappresentanza politica dei detrattori dell’Euro, un sentimento molto forte in Germania non meno che in Italia, ma la cui forza politica convive all’interno dei maggiori partiti grazie alle politiche di austerity etero dirette all’interno dell’Unione Europea. E’ sorto inoltre un nuovo partito grazie a questa frattura politica, “Alternativa per la Germania”, una sorta di “Fare per fermare il declino” nostrano, che predica la nascita di un Euro forte del Nord Europa, lasciando ai paesi del mediterraneo una moneta più flessibile. Se è vero che per ora sono solo sondaggi, pare proprio che questo partito possa anche superare lo sbarramento del 5%. Anche in questo caso viene da piangere, se si pensa che la rappresentanza politica del tema anti-euro in Italia è affidata al M5S, e si badi bene, chi scrive non vuole fare una sterile polemica contro il Movimento 5 Stelle, che i voti li ha presi eccome e quindi come tale ha tutto il diritto di rappresentare le istanze che vuole, ma della differenza abissale in termini di qualità dei due partiti politici che qui vengono messi a confronto. Alternativa per la Germania è animato da professori universitari, economisti e giornalisti, il M5S ha eletto persone con nessuna esperienza politico-amministrativa, selezionate con un sistema di voto online in cui con 40 preferenze si poteva diventare parlamentare, quando con 40 non fai il consigliere comunale in un Comune di 5.000 abitanti.
A conclusione di questo pezzo viene naturale domandarsi come mai, visto che sono anni che si parla di riformare il sistema politico italiano, non si risolva il problema, copiando di sana pianta quello tedesco. Le risposte sul perché questo non avvenga sono multiple. In primo luogo l’attuale sistema fa estremamente comodo ad una classe dirigente centrale composta da personalità che se si candidassero a preferenze nella loro regione o nel loro Comune di nascita verrebbero presi a schiaffi. In secondo luogo, perché non sono solo i sistemi politici a formare una classe dirigente, ma è la qualità delle persone a fare la differenza. Fintanto che si sceglierà di mandare avanti sempre i soliti, circondati da Yes-man che sprizzano mediocrità da tutti i pori, non sorprendiamoci dello stato in cui versa la Nazione.
Inutile guardare con astio anche al predominio tedesco all’interno della Ue, costruito con anni e anni di lavoro, di professionalità dedicate al miglior sfruttamento possibile delle risorse stanziate dalla Commissione ecc ecc.
La morale insomma, è che chi è causa del suo mal pianga se stesso.