Il titolo, in programma mercoledì 29 e sabato 31 maggio (ore 20,30) alla manifestazione artistica, basterebbe da solo a fare dell’ottantesimo festival una stagione memorabile
Il destino di Vivaldi è, per certi aspetti, davvero incredibile, quanto e forse più di quello di un altro sommo a lungo dimenticato, Claudio Monteverdi. Nell’Ottocento era praticamente uno sconosciuto e il suo nome si poteva trovare solo su qualche dizionario di musica; ma la sua opera, che pure lo aveva reso celebre in Italia e all’estero, i suoi concerti che avevano dato fama a prestigio alle orfanelle dell’Ospedale della Pietà a Venezia sembravano destinati a tacere per sempre.
Poi, nel Novecento, una resurrezione che ha veramente del miracoloso, dovuta soprattutto all’iniziativa e allo spirito “investigativo” di un docente di storia della musica, Alberti Gentili: un nome che qualsiasi musicofilo dovrebbe ricordate con profonda gratitudine. E fa certo una profonda impressione pensare che i nostri bisnonni, anche i più colti, non abbiano mai potuto ascoltare Le Quattro Stagioni e tanti altri gioielli musicali scaturiti dalla vulcanica fantasia del “prete rosso”, come Vivaldi veniva chiamato per il colore delle sue chiome, e non per tendenze politiche poco ortodosse ante litteram …. Anche se pare che non fosse proprio un sacerdote modello!|
Nel settembre 1939 si tenne a Siena, grazie al mecenatismo del conte Chigi Saracini, una “settimana Vivaldi” e da allora il nome e la fama di questo grandissimo compositore sono cresciute al punto tale da superare i confini …. terrestri: gli è stato infatti dedicato pure un cratere su Mercurio.
“ Con ciò venne a compiersi il singolare destino del musicista Vivaldi: asceso con la rapidità di una meteora, compositore di fama Europea a soli trentacinque anni,oggetto di una pur modesta rivalutazione all’ombra del suo grande ‘discepolo’ Johann Sebastian Bach, oggi, dopo il rinvenimento della parte più sostanziale dell’opera sua, egli è ritornato al centro dell’interesse” scriveva nel 1965 Walter Kolneder, all’inizio della sua biografia del musicista veneziano, opera sempre importante anche se oggi superata dalle nuove scoperte. Perché per la parte più sostanziale, Kolneder allude soprattutto alla musica sinfonica, in quanto il teatro vivaldiano, quello che pure in vita dette più fama e successo al suo autore, ha dovuto attendere ancora di più per essere riscoperto e soprattutto riproposto. Molte delle opere musicate da Vivaldi sono andate perdute e ne abbiamo solo i libretti; con lui collaborò tra l’altro anche Carlo Goldoni, che nelle sue memorie ci ha lasciato uno dei pochi “ritratti” contemporanei del musicista veneziano. Ma quanto abbiamo è più che sufficiente a lasciarci scorgere anche nel settore operistico un compositore straordinario.
Il titolo in programma mercoledì 29 e sabato 31 maggio (ore 20,30) al Maggio Musicale fiorentino, Il Farnace, basterebbe da solo a fare dell’ottantesimo festival (che tra l’altro per ora, nonostante le note e tristi vicende, si sta difendendo benissimo) una stagione memorabile. Si tratta infatti non solo di un’opera di Vivaldi, ma di un qualcosa mai rappresentato in precedenza! E’ infatti l’ultima versione di un soggetto fortunatissimo, che però l’autore ritirò e non vide mai la scena. Una vera e propria prima mondiale“postuma” di uno dei più grandi geni della musica europea. Veramente il teatro fiorentino, aggiudicandosi questo evento importantissimo, è stato all’altezza della sua tradizione, della ragion d’essere stessa del festival del Maggio Musicale fin dalla sua creazione.
Non è dunque possibile “anticipare” più di tanto su quest’opera, anche se il nome del compositore è certo di per sé una garanzia!
Farnace era stato un soggetto molto fortunato per il musicista veneziano: una sua prima versione aveva visto la luce già nel 1727,e grazie al successo ottenuto Vivaldi ne “sfornò” ben otto edizioni in undici anni; e l’ultima, quella del 1738, era ormai ben lontana dalla prima, sia per il testo ( in questa versione, di Antonio Maria Lucchini) che per lo stile musicale sicuramente influenzato dalla moda ‘napoletana’ dell’epoca. Quest’ultima versione dunque doveva andare in scena a Ferrara per il carnevale del 1739: l’opera venne però cancellata dalla programmazione, dopo il fiasco, pilotato, del Siroe, rappresentato il 2 gennaio di quell’anno.
Nel 1741 Vivaldi morì, senza aver messo in scena il titolo, che aveva nuovamente rielaborato, a più di sessant’anni: ecco perché si tratta della prima rappresentazione in assoluto, e non solo dei nostri giorni.
Di questa edizione non è purtroppo pervenuto il III atto, e dunque vengono proposti nell’allestimento fiorentino -fedelmente a quanto sopravvissuto nel manoscritto a noi pervenuto, e conservato oggi alla Nazionale di Torino- i primi due atti, che terminano con un duetto d’amore fra due personaggi minori, Selinda e Aquilio.
Al posto del III atto, a riportare lo spettatore nell’atmosfera cupa e torva della trama, il direttore d’orchestra Federico Maria Sardelli e il regista Marco Gandini hanno deciso di riproporre l’aria di Farnace della scena VI, atto II, ‘Perdona, o figlio amato’, nell’edizione del 1727, ‘Gelido in ogni vena’, che si discosta dall’ultima stesura nelle parole e nella linea musicale. Per la messa in scena, Gandini riprende l’opera barocca e la colloca in una dimensione priva di connotazioni temporali o geografiche, così da astrarre le tinte accese del libretto e le marcate caratterizzazioni dei personaggi, quasi fossero quadri di un’esposizione, in un’azione ricca di cambi di scena, molto ritmata e serrata, che verrà ancora più accentuata con l’aiuto di luci e proiezioni.
Per la direzione d’orchestra, il Maggio non poteva scegliere di meglio: Federico Maria Sardelli è infatti uno dei nomi più prestigiosi nel campo della musica antica e barocca. Musicologo oltre che direttore, Sardelli ha fondato nel 1984 la prestigiosissima orchestra barocca Modo Antiquo, dove tutt’ora suona e dirige e che è presente nei maggiori festival del settore. Sardelli, oltre che esperto di Vivaldi ( è membro del comitato scientifico dell’Istituto Italiano Antonio Vivaldi presso la Fondazione G. Cini di Venezia) è inoltre un veterano di “prime” vivaldiane di opere riscoperte o ricostruite: nel 2005 ha diretto a Rotterdam il Montezuma, nel 2006 proprio a Firenze, alla Pergola, l’Atenaide , e appena lo scorso anno l’Orlando Furioso al Festival di Beaune.
Per quanto riguarda i personaggi e gli interpreti, Farnace è Mary-Ellen Nesi, Berenice Delphine Galou, Tamiri Sonia Prina, Selinda Loriana Castellano, Pompeo Emanuele D’Aguanno, Gilade Roberta Mameli, Aquilio Magnus Staveland , il Coro Dario Shikhmiri . Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. Questo il soggetto, come premesso dall’autore al libretto:[1]
Farnace fu uno de’ figlioli di Mitridate re di Ponto, e successe come maggiore d’età de’ regni paterni da poi che l’armi romane obbligorno quel principe già sconfitto ad uccidersi con la propria sua spada. Insidiò Mitridate, vivendo, a Berenice regina di Cappadocia per l’avidità d’occupar anche quel dominio, e con l’occasione, che questa regina rimase vedova d’Ariarate suo sposo, non solamente le fece uccidere un figlio, che di questo avea avuto, ma le impedì, e frastornò le seconde nozze con Mitridate re della Bitinia di lei invaghito. In tale stato di cose aspirando Farnace all’unica figlia di Berenice per l’odio implacabile, ch’essa regina portava a Mitridate, la rapì, e la sposò ad onta della madre, la quale in vendetta di tali affronti, e violenze s’unì con l’armi romane contro Farnace, e contro la figlia medesima, che a maritarsi con esso avea consentito, e ne procurò con ogni suo sforzo la totale rovina.”
Le vicende sono a metà fra la storia ed il mito: fra le fonti antiche che le riportano Velleio Patercolo, Historiae Romanae ad M. Vinicium libri duo; Floro, Compendio di Tito Livio, I; Appiano di Alessandria, Guerre Mitridatiche.
[1] Fonte: Ufficio stampa del Maggio Musicale.