Si parla molto in questi giorni di Cipro, delle sue banche, dei loro clienti che vedranno, soprattutto quelli che hanno scelto la banca sbagliata, pressoché dimezzati i loro conti correnti, e delle paure (sempre ufficialmente smentite) di contagio per l’Italia.
In realtà se ne dovrebbe parlare molto di più, e in toni molto più drammatici e, dato che il tempo stringe, pressanti. Difatti non si tratta soltanto di Cipro, ma di tutti i paesi deboli dell’area euro (per quelli forti si deve solo aspettare un po’ più a lungo). In questi paesi (ovviamente Italia inclusa) il contagio c’è già, ed è l’Europa tecnocratica, senza popolo e senza democrazia. Sono i tecnocrati di Bruxelles.
Il primo insegnamento che dà il “caso Cipro” è in realtà soltanto una conferma di un dato da tempo acquisito (e che tuttavia si continua a negare): che il difetto sta nel manico, cioè nell’euro. Nei modi in cui lo si è creato e disciplinato, nei soggetti cui è stato affidato, nelle regole che ne disciplinano l’emissione e la circolazione.
Tutti i paesi della parte mediterranea dell’area euro avevano conosciuto già prima della moneta unica un buon numero di crisi economiche anche di una certa gravità, ma ne erano sempre usciti senza particolari danni, tanto che il tenore di vita dei lavoratori e delle loro famiglie era continuato, ora più ora meno, a crescere. E’ solo con l’euro che ha avuto inizio l’epoca delle vere recessioni, quelle che azzerano i risparmi, inaridiscono le fonti di reddito, impongono dolorose rinunce anche nel quotidiano. E’ solo con l’euro che padri e madri hanno prima sospettato poi constatato che le condizioni di vita dei loro figli sono e sempre più saranno peggiori delle loro.
Si obietta che la crisi è nata in America e che interessa tutti i paesi. E’ vero, ma solo quelli della zona euro non ne escono più. Solo gli europei debbono ridurre le spese per le cure mediche e le medicine e perfino per il vitto. Del resto l’esempio indiscutibile si trova nella stessa isola di Cipro, che è divisa in due zone soggette a regole e monete diverse. La zona turca non avrà magari avuto lo sviluppo di quella “europea”, ma oggi i suoi abitanti dormono sonni tranquilli senza essere assillati dal timore che qualche banchiere o qualche burocrate si impadronisca dei loro soldi (non l’euro, ma la più modesta e più solida lira turca) per rimediare ai propri guai (pensare che ancora nel secolo XIX erano i sudditi ottomani a vedere i propri beni aggrediti senza possibilità di tutela – così almeno si diceva nella civile Europa – dagli avidi funzionari della Sublime Porta).
Secondo insegnamento è che contro le iniziative, le pretese i marchingegni della cosiddetta “Troika” (ma forse sarebbe più esatto definirla “Triade”), Commissione europea, BCE, FMI, non c’è difesa.
Adesso tutti (o quasi) si affannano a garantire che gli “altri” cittadini europei possono stare tranquilli, che Cipro è un caso unico. Tuttavia, a parte il fatto che qualcuno a Bruxelles si è lasciato sfuggire che non è affatto così, perché crederci?. Ormai di casi unici si sta formando una piccola coda, dal Portogallo alla Grecia e, appunto, a Cipro. D’accordo, quello di Cipro è un caso più unico degli altri, ma mica i ciprioti lo sapevano. Lo hanno scoperto solo a cose fatte.
Del resto è proprio il fatto che si possa parlare tranquillamente di “caso unico” a dimostrare quanto sia caduta in basso l’Europa, che quando è nata garantiva uguaglianza a tutti i suoi membri, e non si proponeva come buona madre per gli uni e matrigna per gli altri, sia pure casi unici.
In Italia nessuno (nemmeno quelli che gli avevano battuto fragorosamente le mani e fischiato i pochi che dissentivano) ne può più del rappresentante in missione Monti e del suo governo tecnico e lo stesso professore bocconiano ne è tanto consapevole e stanco della disapprovazione che lo circonda da non vedere l’ora – lo ha detto lui stesso in pieno parlamento – di essere sollevato dall’incarico. Tuttavia Monti è zucchero a confronto dei suoi colleghi europei e, purtroppo, liberarsi di questi ultimi, ormai saliti non in politica, ma in un empireo dove il popolo non ha accesso e s’ignorano le regole della democrazia, non sarà altrettanto facile.
Francesco Mario Agnoli