Presentazione Sala Espositiva Comunale via Palma a Teramo, sabato 24 ottobre, ore 18.30. Una pagina di storia delle Due Sicilie e dell’Italia strappata per troppo tempo… “La piccola migrazione di qualità verso la Crimea, prima del 1861, fu sollecitata dagli emissari zaristi alla famiglia Borbone, poiché il Regno delle Due Sicilie rappresentava per essi il meglio nell’agricoltura, nell’artigianato e nella pesca: infatti, agricoltori, pescatori e artigiani di qualità vennero invitati in Crimea allo scopo d’insegnare ai sudditi dello Zar l’arte della pesca, della navigazione, l’agricoltura e la manifattura ed il Regno delle Due Sicilie decise di aprire il consolato di Kerc per coadiuvarli in loco. La grande migrazione verso la Crimea, dopo il 1861, fu causata dall’impoverimento dei territori del Regno delle Due Sicilie, dovuto all’invasione piemontese, caratterizzata dal trasferimento di migliaia e migliaia di famiglie, provenienti soprattutto dalla Puglia, dalla Campania, dall’Abruzzo e dalla Calabria, che si concentravano soprattutto nelle città costiere come Kerc: tra di esse non vi erano solo agricoltori, artigiani e pescatori, ma anche musicisti, avvocati, architetti, medici e scrittori. Sorse, così, una grande e prospera comunità nella penisola del Mar Nero, la cui bellezza è facilmente desumibile da un detto russo che riassume il meglio del mondo così: “Crim e Rim”, Crimea e Roma (… e poi puoi pure morire). La comunità crebbe, generò una solida economia, si fece apprezzare e suscitò anche invidia. La rivoluzione bolscevica segnò l’inizio della fine, con la fuga precipitosa di migliaia di persone verso la penisola italiana e l’espropriazione dei loro beni: addirittura sino al 1920, anno in cui la Crimea cadde interamente nelle mani dei bolscevichi, il Generale Wrangel a capo dell’Armata Bianca di Crimea aveva organizzato la fuga di 150.000 profughi, passando per Costantinopoli. La collettivizzazione forzata degli anni ‘20 costrinse quelli che vollero rimanere a consegnare tutti i loro beni al Kolchoz denominato “Sacco e Vanzetti”, soffrendo finanche la fame. La Comunità rimasta fu pesantemente colpita anche dalle Purghe staliniane, iniziate nel 1935, attraverso fucilazioni e deportazioni. Nel 1942, la stessa fu interamente deportata nei Gulag del Kazakistan (soprattutto in quello di Karaganda): in pochi si salvarono dalla deportazione; nella sola Kerc, su circa 2.000 deportati, vi fecero ritorno in soli circa 200. Quelle famiglie avevano conservato, fossilizzato, perché “lingua” di una minoranza etnica, il loro dialetto, che nella patria d’origine evolveva con i tempi, diventando altro. Ci fu chi la studiò (un dotto prelato ne trasse un vocabolario e una ricerca di grande spessore: “Della lingua dei pugliesi di Crimea”). Ma quei nostri emigrati furono comunque dimenticati; al punto che mentre tutte le altre minoranze etniche di Crimea martirizzate da Stalin erano state riconosciute come vittime della repressione, grazie al lavoro diplomatico dei loro Paesi di partenza, l’unica esclusa era quella italiana, a riprova di quanta attenzione prestino i nostri governi e le nostre rappresentanze diplomatiche (con poche, ma non decisive eccezioni) ai connazionali all’estero. La vicenda di quella comunità è stata meritoriamente ricostruita da Stefano Mensurati e Giulia Giachetti Boico, presidente dell’associazione Cerkio con sede a Kerc. Dalle loro ricerche sono nati due libri pubblicati sul genocidio dimenticato degli Italiani di Crimea dall’editore Settimo Sigillo e scritti a quattro mani con il Professor Giulio Vignoli dell’Università di Genova, la mostra ed il catalogo che oramai girano tutta la penisola grazie all’impegno anche dei discendenti italiani come il sottoscritto (per parte materna Zingarelli, emigrati da Bisceglie alla fine dell’ottocento e ritornati all’epoca della rivoluzione bolscevica) e soprattutto della Onlus l’Uomo Libero e della Libreria Editrice Goriziana. Infine, l’11 settembre 2015 il Presidente Russo Vladimir Putin ha incontrato i rappresentanti dell’associazione Cerkio in Crimea promettendo loro il riconoscimento, negato dall’Ucraina per oltre 20 anni, di minoranza deportata, avvenuto puntualmente con decreto del 12 settembre 2015. Da ciò scaturisce l’idea di organizzare il convegno e la mostra sugli Italiani di Crimea ed il Genocidio Dimenticato anche nella città di Teramo il 24 ottobre prossimo, dopo Pescara e L’Aquila, grazie alle associazioni dei Briganti e Guerrieri d’Abruzzo, presieduta da Franco De Angelis, delle Brigantesse d’Abruzzo presieduta da Gabriella A. Rapposelli, dei Comitati delle Due Sicilie Abruzzo, del Movimento Neoborbonico, delle Associazioni Sportive Sociali Italiane – ASI e del Comune di Teramo, con la presenza del dottor Stefano Mensurati Radiouno Rai, dell’avv. Luigi Spina discendente, referente Comitati delle Due Sicilie Abruzzo e vicepresidente ASI Abruzzo, del professor Gennaro Pisco e di Tiziana Coda referenti del Movimento Neoborbonico, coordinati dal professor Elso Simone Serpentini. Infine, la conferenza vedrà la partecipazione anche del signor Igor Fedorov Ferri, membro dell’associazione Cerkio, reduce dall’incontro con il Presidente Russo Vladimir Putin. La serata sarà allietata dalle prelibatezze dello chef Marcello Schillaci e dal canto della corale Polyphonia di Spoltore. La mostra sarà a Teramo, presso la sala espositiva comunale di Via Nicola Palma in pieno centro storico, sino al 29 ottobre per poi essere riproposta a Vasto nel mese di novembre. Saranno venduti i cataloghi della mostra ed i libri a tema allo scopo di finanziare le attività dell’Associazione Cerkio in Crimea”.
Avv. Luigi Spina
Referente Comitati delle Due Sicilie Abruzzo, Vicepresidente ASI Abruzz0