
A oltre un mese di distanza dall’ordinanza emessa dal Tribunale del Mare di Amburgo (ITLOS), in ordine alla vicenda che vede protagonisti i fucilieri della marina italiana, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, accusati di aver ucciso due pescatori indiani nel Kerala il 15 febbraio 2012, Domus Europa torna a occuparsi dell’argomento con un intervista all’avvocato Paolo Iorio, esperto di diritto penale internazionale.
Avv. Iorio, innanzitutto, cosa ha esattamente deciso il Tribunale del Mare di Amburgo con l’ordinanza dello scorso 24 agosto?
“La Corte di Amburgo ha affermato, cito testualmente, che “Italia e India devono sospendere ogni azione giudiziaria ed astenersi da iniziarne altre che aggravino la controversia sottoposta al Tribunale o compromettano la decisione che il Tribunale potrebbe prendere”.
“Credo che una decisione del genere non abbia nulla di giurisdizionale. Piuttosto, si potrebbe dire che abbia una funzione quasi diplomatica.”
Ossia, la questione relativa a quale tribunale competa decidere non è stata definita?
“Assolutamente no! Condividendo l’opinione dei sei giudici dissenzienti (l’ordinanza è stata presa con 15 voti a favore e 6 contrari), in particolare quello del vice presidente dell’Algeria, sig. Bouguetaia, ( nei tribunali internazionali i giudici hanno il diritto di esprimere la loro opinione che sia dissenziente o senziente) posso dire che il Tribunale di Amburgo non ha alcuna giurisdizione sul caso.
“Se si legge l’articolo 97 della Convenzione di Montego Bay, che è lo strumento giuridico in base al quale il Tribunale viene chiamato a decidere si legge: “Giurisdizione penale su questioni di collisione o ogni altro incidente di navigazione”. Tuttavia, nel caso in specie non vi è stata alcuna collisione tra battelli o navi. Questo è quanto riportato sulle versioni ufficiali in inglese e francese. E’ bene notare che, quando la versione francese parla di “abordage”, non si deve cadere nell’errore di tradurre tale termine come abbordaggio. L’abordage è la conseguenza di una collisione, come dice il testo inglese. Dunque non essendovi stato alcun incidente navale o collisione non può esservi giurisdizione in capo alla Corte di Amburgo. Ciò che sostiene l’Italia e cioè che la nave batteva bandiera italiana non ha alcun senso in quanto il fatto deve sempre riguardare una “ collisione navale” e mai altre condotte.”
Crede che l’India, sulle basi di questa pronuncia, accetterà di interrompere il proprio procedimento?
“Non credo che ciò possa accadere. L’India ha attualmente un procedimento in corso che nessuno potrà toccare, a meno che non sia la stessa corte indiana a decidere in tal senso per la sospensione.”
Il governo italiano ha commentato il verdetto definendolo un “successo” seppur “parziale”. Ritiene che l’Italia possa realmente dirsi soddisfatta dalla pronuncia espressa?
“Non vi è alcun successo. La decisione del Tribunale è prima facie. Riguarda cioè una fase preliminare, ma ciò non significa che il Tribunale abbia deciso che v’è giurisdizione. I Tribunali internazionali poi v’è da dire che hanno questa “ flemma processuale” di non negare subito ma di ricevere le diverse argomentazioni, di acquisire i pareri di tutti i giudici, se lo ritengono, di fissare udienze, per poi alla fine decidere, questo perché, è bene rammentarlo, le parti sono Stati Sovrani e non meri privati.”
Quale giudizio dà all’operato dei governi italiani che si sono succeduti nella gestione della vicenda? Crede che si sarebbe potuto/dovuto agire in maniera diversa?
“Credo che sia stato commesso un grande sbaglio sin dall’inizio. La via diplomatica intrapresa non ha portato i frutti sperati, dal momento che avrebbe dovuto incentrarsi tutta sulla stipula di un accordo ad hoc con l’India, attraverso il quale concordare che i due marò dovessero essere processati in Italia e non in India, concedendo a quest’ultima tutti i poteri di costituirsi parte civile e di seguire tutto l’iter della procedura in Italia.”
Ora cosa ci attende? Si è ancora lontani da una soluzione del caso?
“Nessuna soluzione al momento. Solo una montagna di soldi spesi, a mio avviso inutilmente. Si pensi che la delegazione italiana al Tribunale di Amburgo è composta da 19 persone. Per non parlare degli onorari dei vari barrister. Uno scandalo.”
A cura di Claudio Giovannico