11 TESI DOPO LE ELEZIONI 2020.

Terminata la tempesta di chiacchiere, finite le analisi televisive… è forse ora di iniziare a riflettere. Assieme. Apriamo quindi la discussione…

1. Indire un referendum sul taglio dei parlamentari è esattamente come proporre all’elettorato il reddito di cittadinanza: dopo aver solleticato il peggior assistenzialismo parassitario (Volete denaro senza lavorare? E io ve lo do’!) è bene solleticare le forme più basse di invidia sociale e di ceto (dàgli alle poltrone e ai corrotti!). Come se i politici, con tutto il loro arrivismo, paura di perdere il posto, povertà culturale e conformismo non fossero l’esatto specchio del popolo che nel contempo li elegge, li sfrutta e gli sputa addosso. Leggersi ancora una volta il Libro X della Repubblica di Platone, in dettaglio i passaggi sulla democrazia. Et de hoc, satis.
2. In alcuni sport di squadra esiste il “sacrificio”: si sceglie coscientemente di perdere per ottenere un risultato su un piano differente. In tutt’Europa i “partiti dei comici”, tipici della periferia del continente (Italia, Romania, Ucraina) e prodotto di influssi esterni ricorrenti (prima di tutto FMI-Nato), condividono storicamente alcune cose: mirabolanti voltafaccia una volta comprata la vittoria promettendo soldi, cibo e sesso a tutti, e cosciente suicidio elettorale in pochi anni; anche se Di Battista ancora non l’ha capito, coloro che maneggiano Casaleggio e Grillo vogliono vedere il lavoro finito. Continue reading

DALLA SIRIA UNA LEZIONE: PER UN’EUROPA DEI POPOLI, LIBERA E CONFEDERALE.

 

ASSOCIAZIONE CULTURALE IDENTITÀ EUROPEA

 

Il 23° Congresso nazionale di Identità Europea, riunitosi a Rimini il 14 e 15 aprile 2018, in riferimento al recente precipitare della situazione siriana, a conclusione dei suoi Lavori ha approvato all’unanimità il seguente Documento:

Preso atto dello strumentale attacco contro la Siria perpetrato da forze aeree congiunte inglesi, americane e francesi, in dispregio delle più elementari norme del diritto internazionale e beffardamente giustificato come una “risposta” ad un presunto e non dimostrato attacco chimico del legittimo governo siriano “contro il suo stesso popolo”;

Preso atto delle sue reali motivazioni, legate ad evidenti interessi israeliani, sauditi ed in parte francesi in chiave anti iraniana e anti russa nell’area, miranti a riaffermare il dominio della predominanza strategica degli Stati Uniti nel Medioriente ed alla resurrezione del disegno neocon della costruzione di un mondo unipolare nel contesto di un XXI secolo “americano”;

Preso atto della piena legittimità del governo di Bashar al Assad, punto fermo da cui partire per ogni soluzione di natura politica della crisi siriana; della compatta presa di posizione delle Chiese cristiane siriane a sostegno del legittimo governo della Siria, il quale ha saputo garantire libertà e pace religiosa; del contesto di un conflitto in corso da ben sette anni generato dall’attacco sia militare che terroristico di gruppi di presunti “ribelli” islamisti di evidente ispirazione statunitense e saudita, come Associazione nata per la difesa e la tutela dell’Identità dell’Europa e dei suoi popoli, non possiamo che sostenere e schierarci a difesa dell’identità e della libertà del popolo siriano.

Invitiamo il nuovo governo della Repubblica a recuperare pienamente la proficua tradizione italiana di una politica mediterranea tesa ad edificare rapporti bilaterali di cooperazione tra le due sponde del Mediterraneo e di vicendevole rispetto e collaborazione fra le differenti identità religiose e culturali del Vicino Oriente, ed in questo contesto auspichiamo inoltre una netta presa di posizione che consenta all’Italia di uscire dalla Nato, in quanto strumento strategicamente obsoleto ed oramai antistorico.

Infine, a livello europeo non si può non prendere atto dell’ennesimo fallimento, della passività politica e del silenzio strategico dell’Unione Europea che dimostra una volta di più di non possedere alcuna politica estera condivisa, ed in modo particolare si deve sottolineare e stigmatizzare l’ipocrisia del governo francese che, se a parole si fa promotore di un rilancio del progetto di integrazione europea, si è dimostrato disponibile a prender parte ad avventure belliche senza alcun consenso e collaborazione con gli altri Stati europei, a partire da una Germania  tanto acquiescente quanto defilatasi, non avendo evidentemente nel suddetto scenario da coltivare i propri immediati interessi economici.

Sempre più manca una concreta azione sociale, politica e culturale per un’Europa dei popoli, unita e confederale, libera da servitù militari e capace di essere potenza di pace e fattore di stabilizzazione pacifica del Mediterraneo e del Vicino Oriente: a quest’Opera Identità Europea vuole risolutamente continuare a dedicarsi in collaborazione con tutti gli uomini liberi del continente.

Rimini, 15 Aprile 2018

Fermare ogni decisione di bombardamento in nome della sicurezza di tutti

Fermare ogni decisione di bombardamento in nome della sicurezza di tutti

La situazione militare in Siria e attorno ha ormai raggiunto il livello di guardia. Il presidente americano si accinge a prendere decisioni la cui portata e la cui pericolosità sono inimmaginabili.
Le accuse ad Assad di avere bombardato con armi chimiche il centro di Douma non sono né provate né sensate.  Il rischio di uno scontro diretto con la Russia, su qualcuno degli scenari che sono già da tempo in fibrillazione, è imminente. La Russia ha già messo in stato di allarme tutte le sue difese, su tutti i fronti.
Di fronte al silenzio e alla menzogna del mainstream italiano e occidentale, noi blogger italiani facciamo appello, tutti insieme, ai partiti italiani, affinché si esprimano immediatamente chiedendo al nostro alleato principale di non commettere altre sciocchezze e di attendere il risultato di una commissione internazionale che accerti le responsabilità.
Washington non può essere il giudice supremo. Né vogliamo correre il rischio di essere trascinati in guerra senza sapere il perché.
Per questo pubblichiamo, tutti insieme, questo comunicato. Abbiamo ormai la forza informativa  congiunta non meno grande di un grande quotidiano nazionale. Facciamola valere.
Giulietto Chiesa e Pandora TV
PS Tutti  pubblichiamo lo stesso comunicato entro questa sera. Tenendolo in prima posizione per i prossimi due giorni almeno. Ciascuno dei firmatari mi dia conferma della sua condivisione (o chieda di essere cancellato dall’elenco)

FREE BRITAIN: NOTHING IS REAL…

L’irruzione della politica comporta la fine dell’acquario di Bruxelles?

Identità Europea da 20 anni combatte per dare spazio, fiato e una speranza all’Europa dei popoli. Di fronte al risultato del referendum britannico, prevenendo le scontate cortine di distrazione di massa, abbiamo qualcosa da osservare e qualcosa da dire. Siccome tutto ciò non finirà certamente sui giornali impegnati a condividere le medesime veline, approfittatene qui. E fateci sapere cosa ne pensate.

1. Il Regno Unito non è la Grecia.
In un mondo di eguali c’è sempre qualcuno più eguale degli altri. L’attuale Europa a tète bruxellois non fa evidentemente eccezione. Ricordate quando la Grecia cercò di scavarsi qualche spazio di manovra rispetto ai diktat della trojka tramite referendum popolare? Ricordate le minacce, i toni tonitruanti, l’abbaiare in tedesco, la mobilitazione massmediale europea contro l’arroganza dei greci, che pretendevano addirittura di votare sul proprio destino? Che differenza con i toni di oggi… Eppure il Regno Unito ha avuto dall’UE ben più della Grecia, a più riprese e fino in fondo. Chissà da dove nasce questa rispettosa acquiscenza al pelo del servilismo, mal travestita da rispetto per il verdetto popolare, di cui ai vertici comunitari odierni non importa un fico secco? Un piccolo aiuto per i più giovani: quali sono le due Somme Istituzioni dell’Occidente che da sempre hanno la propria  Sede Centrale a Londra? I primi tre che risponderanno correttamente vinceranno un autografo di Magdi Allam. Non spingete…

2. Il Regno Unito non è la City.
Più di un anno fa, un bel numero monografico di Limes sulla City e l’UK, sottolineava un dato: la siderale distanza sociale, economica e culturale che intercorre fra l’esiguo territorio – parte della città di Londra – in cui comanda la Borsa internazionale (e in cui migliaia di giovani europei sognano di andare a fare il cameriere per sopravvivere) e il resto del Regno Unito. Come sempre le statistiche, mescolando realtà inconciliabili, mimetizzano e mentono. Dire che il 52% degli inglesi ha votato per l’uscita dell’UE (e il 48% no) comporta la scelta di ignorare una lunga serie di linee di frattura: tra la City e il resto del paese; fra la Gran Britannia, la Scozia e l’Irlanda del Nord; fra le città e le campagne. Tra l’addetto di Borsa e il contadino Cornish, secondo voi, chi ha votato per andarsene? La prima buona notizia è che accanto al pesce d’acquario londinese, esistono ancora esseri umani nel Regno Unito. E dicono la loro. Continue reading