chi siamo

Siamo tutti portoghesi

di Pietro Ancona

 

Il Portogallo ha deciso di piegarsi alle frustate sempre più ravvicinate che il "sistema" gli sta infliggendo, per ultima la svalutazione della Agenzia Standard e Poor's che agisce come un cane da caccia ben addestrato che ad un certo momento punta la sua preda indicandola ai cacciatori. Uno di questi, il FMI, immediatamente interviene per proporsi di intervenire prestando, naturalmente a interessi salati, i soldi necessari a salvare le banche del disgraziato paese caduto nell'ultima battuta di caccia di WallStreet. Se non il FMI, interviene la Unione Europea che ha costituito un fondo apposta per queste evenienze. La prossima prevista sarà la Spagna. E poi probabilmente l'Italia quando si saranno fatti sentire nel Bel Paese gli effetti devastanti della crisi libica (venti miliardi in meno di interscambio ed effetti della immigrazione).

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A SUD (E AD EST?) DEL MEDITERRANEO

di Franco Cardini

E’ presto per capire che cosa sta succedendo nel mondo arabo, a sud del mediterraneo e non solo; è presto per rendersi conto se e in che misura quel che sta accadendo  nei paesi arabi d’Africa (ma anche in Siria) cederà il passo a nuove forme di “normalizzazione”, e di che segno esse saranno, o dilagherà nella direzione di altri paesi musulmani; oppure in quella di altri paesi africani. L’alternativa non è priva né d’importanza, né d’interesse.

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Erasmo da Rotterdam

Aggiornato al 30/03/2011

Libia

di Francesco M. Agnoli

 

Rimane l'incertezza sul come finirà. Ma molte domande, soprattutto quella sul come sia cominciata, iniziano ad avere risposta.
 Anzitutto la cosiddetta insurrezione  del popolo libico è completamente diversa dalle rivolte popolari degli altri  paesi arabi del bacino del mediterraneo e oltre. Vi è collegata, ma solo perché queste ultime hanno offerto  l'occasione ad un'operazione di vecchio stampo commercial-coloniale.

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Se l’occidente si crede Dio

di Massimo Fini

 

Nei bei tempi andati le Potenze quando volevano una cosa mandavano le cannoniere e se la prendevano. Era un metodo brutale ma, almeno, intellettualmente onesto. Oggi noi ci vergogniamo di fare la guerra. Una società che si è inventata uno “Statuto dei diritti degli animali” e dove se dai una pedata a un cane puoi finire in galera (l’unico modo di rispettare un cane è trattarlo da cane, altrimenti è lui a non rispettarti) non può permettersela.

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Cosa resterà dopo le rivolte arabe dietro i dittatori

di Renzo Guolo

Chi governerà i paesi della Mezzaluna dopo le cadute degli autocrati? Previsioni assai difficili: l´inverno dello scontento arabo è un´onda lunga che travolge assetti e certezze consolidate. Ma, qui come altrove, la lettura deve partire dalle strutture di continuità del potere e dalle forze che più saranno capaci di adattarsi al vento impetuoso della transizione.

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Impostura criminale

di Danilo Zolo

Il vento di rivolta che ha investito i paesi del Maghreb e del Mashrek, dalla Tunisia alla Libia, all'Egitto, allo Yemen, al Bahrein, non annuncia una nuova primavera delle popolazioni arabo-islamiche. La libertà, la democrazia, la giustizia, un minimo di benessere sono un sogno ancora molto lontano. I loro nemici sono potenti.

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L'identità italiana è contraddizione e perenne movimento

Di Andrea Fiamma


La celebrazione dei 150 anni dall'unità d'Italia si è conclusa ieri senza troppi patemi e seguendo i canoni previsti dalle etichette di Stato; ecco allora che il presidente Giorgio Napolitano si esibisce in un discorso diretto, pulito e coscienzioso. La popolazione stessa sembra aver accolto questo traguardo con (inaspettato?) entusiasmo: sui balconi, per le strade, sugli edicifici pubblici e privati, persino su internet ognuno vuole celebrare a modo suo e stendere il tricolore.

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La strategia nordafricana dell''imperialismo litigioso

di Piero Pagliani

"Quando guardo all'Europa centrale e orientale, sono estremamente ottimista riguardo il futuro che possiamo raggiungere in Nord Africa. …. Circa 20 anni fa voi siete riusciti a cambiare il regime, a cambiare i confini, a muovervi verso la democrazia. … . Alla fine degli anni 1980 e all'inizio degli anni '90, quando la Polonia e altri Paesi guadagnarono la loro libertà, ci fu sorpresa, a volte una sorpresa difficoltosa per molti che non sapevano come reagire. … Siamo pronti ad assistere se ce n'è bisogno e se ci sarà una prospettiva legale. Nel lungo periodo, dobbiamo anche pensare a come la NATO potrà assistere i Paesi del Nord Africa nella loro transizione alla democrazia".

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ALLA CONQUISTA DEL... GAS
Contro l'aggressione imperialista, dalla parte del popolo libico

Premessa:
Riportiamo questo documento per dimostrare che anche a sinistra qualcuno continua a pensare, senza amalgamarsi al radicalismo di massa lib-lab.
L'intervento "umanitario" è, infine, cominciato. Paesi ex-colonialisti ed ex-schiavisti hanno deciso, in nome di quei diritti umani da essi sistematicamente calpestati, di applicare anche alla Libia il "trattamento Jugoslavia": guerra e smembramento del territorio in entità nazionali separate. Lo hanno fatto per interessi economici, per il gas, per rinsaldare il controllo di quel Nord Africa attraversato (anche di recente) da profonde tensioni sociali? No di certo (dicono loro). Lo hanno fatto (dicono sempre loro) per difendere i civili libici dai massacri del criminale Gheddafi, quello stesso criminale che per anni l'Italia ha pagato per essere il fedele e spietato gendarme dei flussi migratori africani diretti verso l'Europa, grazie anche ad un trattato avviato dal governo di centro-sinistra Prodi-Ferrero-Mastella e non concluso solo perché valutato "troppo oneroso economicamente": in sostanza, Gheddafi voleva troppi soldi, ma per il resto il trattato poteva andare.

Gli "interventisti umanitari" hanno rispolverato il solito e ben collaudato armamentario già usato per Somalia, Jugoslavia, Iran, Afghanistan, ecc... ed hanno scatenato l'attacco per rovesciare una situazione che stava evolvendo ormai chiaramente verso la sconfitta militare dei rivoltosi (la cui direzione politica è caratterizzata da personaggi del vecchio regime appoggiati da settori ribelli dell'esercito e da vecchi arnesi filo-americani). Ma qual'è la partita che si sta giocando sulla pelle del popolo libico? È la solita partita che si gioca da anni, la partita della diversa ripartizione delle aree di influenza nel mondo e della predazione delle ricchezze dei paesi aggrediti da parte dei paesi aggressori.
L'astensione dei paesi cosiddetti "BRIC" (Brasile, Russia, India, Cina) e della Germania sulla risoluzione del Consigli di Sicurezza dell'ONU che istituisce la No Fly Zone sulla Libia e che in sostanza da "via libera" all'intervento militare, evidenzia in modo chiaro il punto della questione. La divisione non è tra paesi "cattivi" e paesi "buoni", tra paesi "sensibili" e paesi "insensibili" alla difesa dei diritti umani, tra paesi "pacifisti" e paesi "guerrafondai"... La divisione è tra potenze economiche emergenti e potenze economiche declinanti, con le potenze declinanti che tentano di frenare il proprio declino economico e di rafforzarsi nella competizione inter-imperialistica globale a colpi di intervento militare. Queste potenze declinanti (USA ed Europa Occidentale) tentano di usare l'arma delle armi per conquistare o riconquistare aree di influenza e mercati delle materie prime. Queste potenze si muovono assieme, ma non hanno gli stessi obbiettivi strategici. USA e Francia, ad esempio, mirano a due obbiettivi opposti: la prima a minare l'autonomia energetica francese (e in generale europea), la seconda mira ad estenderla. Ed anche Francia e Italia hanno obbiettivi opposti: i francesi vanno a riprendersi in Cirenaica un "posto al sole" dopo i tempi delle rivolte anti-coloniali; l'Italia si è unita alla coalizione non per occupare bensì "per non farsi occupare" ovvero per non farsi scippare interessi faticosamente conquistati in questi anni. Lo ha chiarito benissimo il Ministro La Russa che ha detto che non si danno le chiavi di "casa propria" a qualcuno senza controllare che cosa ne fa.

Questo è il quadro in cui si sviluppa l'aggressione alla Libia, un quadro di cui non sono protagonisti né gli amici di Gheddafi, né i nemici di Gheddafi anche se saranno loro - ovvero il popolo libico - a pagarne tutte le dure conseguenze. E chi ancora continua a trastullarsi con Gheddafi si - Gheddafi no fa il gioco, consapevolmente o meno poco importa, delle potenze militari che stanno devastando la Libia uccidendo migliaia di persone "semplicemente" per difendere o conquistare interessi economici.

In questo momento è importante che tutte le persone e le forze politiche e culturali che si definiscono antimperialiste si mobilitino per denunciare la natura predatoria dell'aggressione e per esprimere la propria solidarietà con il popolo libico; non solo, ovviamente, con la parte che sta sotto i missili all'uranio impoverito e al fosforo bianco degli "occidentali", ma anche con la parte che oggi esulta insensatamente all'intervento salvifico di Sarkozy e soci senza rendersi conto che se l'aggressione avrà successo il destino dei territori "liberati" sarà quello di diventare "cortile di casa" di alcuni paesi europei e occidentali. E nel cortile di casa c'è sfruttamento, non libertà.

Se Gheddafi deve essere eliminato (come merita anche per la brutale repressione degli immigrati) a farlo deve essere una rivolta popolare socialista che riprenda e conduca avanti il cammino progressista degli esordi della Jamahiriya, non certo le rivolte sostenute dalle "bombe umanitarie" dei paesi imperialisti.

19 marzo 2011

CSPAAAL
Comitato di Solidarietà con i Popoli dell'Asia, dell'Africa, dell'America Latina

L'onore e la pietà. La memoria dei non nati.


Le associazioni Identità Europea (Area Emilia) e i Templari di San Bernardo saranno presenti con una loro delegazione al convegno romano, dal 23 al 25 marzo, sul tema: "Bambini non nati, l'onore e la pietà"; iniziativa promossa dall'Associazione "Difendere la Vita con Maria, dalla Fondazione Ut vitam habeant e dall'associazione Domum vitae. Molti e qualificati gli interventi previsti che spaziano dai cardinali Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia ed Elio Sgreggia all'onorevole Carlo Casini, presidente del Movimento italiano della vita. Il convegno intende analizzare le conseguenze spirituali, psicologiche, fisiche e sociali della perdita perinatale del proprio bambino, per cause naturali o per interruzione volontaria della gravidanza.
Il convegno, della durata di tre giorni, vuole diffondere una corretta informazione dal punto di vista teologico-pastorale, giuridico e sociale su un argomento del quale poco ancora si conosce. Un messaggio di consolazione necessario alle persone che hanno sofferto la perdita di un bambino per aborto, sia per motivi naturali che procurati. È rivolto anche alle Istituzioni che operano nell'ambito della famiglia sotto il profilo ecclesiale, sociale e civile; in particolare, ai direttori di diversi uffici diocesani (della famiglia, della sanità, della pastorale giovanile), alle cappellanie degli ospedali, alle Aziende sanitarie locali e agli Enti locali (Comuni e Provincia).Le due associazioni piacentine partecipanti intendono, infatti, prepararsi per una loro imminente azione sul territorio di risposta all'appello del papa Giovanni Paolo II in Evangelium Vitae. "Urge una generale mobilitazione delle coscienze" resa possibile anche attraverso l'informazione e la conoscenza del quadro giuridico vigente e delle responsabilità dei vari operatori sanitari e amministratori del settore.

Il responsabile di Identità Europea Emilia: Giovanni Mariscotti
Il responsabile dei Templari di San bernardo: Gianni Battini


Da "LIBERO - EDIZIONE MILANO" di mercoledì 23 marzo 2011

SarkozyECCO LE PROVE: SARKO MANOVRA LA RIVOLTA LIBICA

Sei mesi fa un uomo di Gheddafi si consegna ai servizi francesi e con loro organizza l`insurrezione di Bengasi. I documenti segreti che svelano la trama Alla fine l`Italia la spunta: il comando delle operazioni passa alla Nato di FRANCO BECHIS Prima tappa del viaggio. Venti ottobre 2010, Tunisi. Qui è sceso con tutta la sua famiglia da un aereo della Lybian Airlines Nouri Mesmari, capo del protocollo della corte del colonnello Muammar El Gheddafi. È uno dei più alti papaveri del regime libico, da sempre a fianco del colonnello. L`unico- per capirci- che insieme al ministro degli Esteri Mussa Koussa aveva accesso diretto alle residence del raìs senza bisogno di bussare.

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Non possiamo accettarlo

di Franco Cardini - 22/03/2011


Naturalmente, faranno anche questa. Ormai l’arroganza e l’orgia del potere incontrollato non hanno più limiti: la democrazia non è più nemmeno ridotta a un guscio formale; il rispetto di norme e convenzioni non regge davanti a un’incuranza e a un’ignoranza che non conoscono più limiti; le opinioni pubbliche non esistono più, annegate nel marasma del bla-bla televisivo e mediatico dove tutti gridano, nessuno sta a sentire e nessuno incide sulla realtà che è invece gestita da una banda di gangsters e dai loro gregari.

 

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Il sionismo visto da un rabbino antisionista

di Ahron Cohen
Il sionismo visto da un rabbino antisionista
Isarele
, giudaismo e sionismo

Conferenza del rabbino Ahron Cohen alla Birmingham University, Inghilterra, 26 febbraio 2003

Amici, è un onore avere l’opportunità di parlarvi oggi. Io e i miei colleghi di Neturei Karta partecipiamo ad occasioni come questa perché riteniamo di avere il dovere, sia religioso che umanitario, di pubblicizzare il nostro messaggio, il più possibile.

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Gli storici blasonati fanno retromarcia.

di Perrucci Antonio

Il buon Guareschi, con le sue indimenticabili vignette, prendeva in giro i compagni d'antan. Questo articolo non vuole avere un contenuto politico né tantomeno rinverdire la contrapposizione ideologica degli anni 50/60 del secolo scorso. Ma, avvalendosi anche all'aggettivo che in aggiunta il Guareschi appioppava ai "compagni" ovvero "i trinariciuti", si vuole catalogare un ordine di proni ortodossi, questa volta della storia. Intanto per Guareschi, i trinariciuti erano appunto persone dotate di tre narici, due delle quali servivano per respirare, la terza per drenare la materia grigia dalla scatola cranica e immettere dalla stessa ordini e disposizioni che rendevano la persona di una obbedienza cieca, pronta, assoluta. E trinariciuti della storia sono stati per molto tempo, per 150 anni, generazioni di cattedratici e aspiranti tali, l'ordine era: vietato parlare male di Garibaldi, esaltare il risorgimento dei luoghi comuni e di stratificate falsità, questa era la loro Bibbia. E come integralisti dell'ortodossia risorgimentale, questi signori (che Angelo Manna definiva in una sua interpellanza parlamentare: ciucci e venduti), hanno scritto la storia ad usum delphini, l'hanno scritta dalla parte dei vincitori, con pervicacia, ignorando e a volte isolando qualche raro se non unico onesto storico quale Tommaso Pedio.

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DESTINO CRISTIANO DI ROMA

PIETRO APOSTOLO DELLE GENTI

di Luigi Copertino

Il Cristianesimo è l’universalizzazione dell’ebraismo. Fu Pietro, prima di Paolo, ad aprire ai gentili, come raccontano gli Atti degli Apostoli. La visione di Pietro della tovaglia che scendeva dal Cielo piena di animali e cibi ritenuti, nella pratica legalistica farisaica, immondi ma “purificati da Dio”, convinse l’Apostolo che, benché per i giudei del tempo fosse illecito unirsi con i pagani, Dio gli avesse «mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo» (Atti 10,28).

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Il caso Libia

 

di Francesco M. Agnoli

   In principio gli americani, per bocca dell'ineffabile  Mrs. Clinton, Segretario di Stato, avevano detto che si sarebbero  attenuti alle decisioni del Consiglio di Sicurezza  dell'ONU e, per l'appunto, il Consiglio  ha escluso ogni intervento bellico anche  nella forma ridotta (in apparenza) della istituzione di una “no-fly zone”. Adesso però la Clinton  dichiara che “tutte le opzioni sono sul tavolo”, la  Sesta flotta statunitense  si avvicina alle coste libiche e gli USA hanno chiesto all'Italia l'uso della base di Sigonella. “Per scopi esclusivamente umanitari”,  ma, scrive Massimo Fini, si sa  come vanno a finire  questi scopi gestiti  da piloti americani  dal grilletto facile.

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Rivolte o primavera araba?

di Franco cardini

Il 1.3.2011 ho pubblicato sul quotidiano  “Il Tempo”,  di Roma con titolo, l’articolo "Che succede nel mondo arabo". In seguito, il direttore di tale giornale mi ha girato una lettera, a firma Ennio Emanuele Piano, nella quale si formulavano alcune critica; a tale lettera ho risposto con la replica, di seguito all’articolo, datata 6.3.2011. Ignoro se il giornale la pubblicherà e dubito che lo farà integralmente. Per correttezza, ne ho inviato copia integrale e-mail al cortese interlocutore, come usano fare le persone intellettualmente oneste (infatti, non lo fa quasi nessuno).

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Egitto: clima teso nella convivenza tra cristiani e musulmani

Il tabù delle relazioni interreligiose incendia le proteste contro i copti

di Paul De Maeyer

ROMA, lunedì, 7 marzo 2011 (ZENIT.org).- La convivenza fra la maggioranza musulmana e la numerosa minoranza copta rimane precaria in Egitto. Basta infatti poco per accendere la miccia e far scoppiare gravi violenze. Lo dimostra l'assalto dato da una folla di circa 4mila musulmani nella notte tra venerdì 4 e sabato 5 marzo alla comunità copta (circa 12.000 di persone) del villaggio di Sol, nei pressi di Atfih, nel governatorato di Helwan,sulla sponda destra del Nilo, a sud della capitale Il Cairo.

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Il testamento spirituale di Shahbaz Bhatti

«Il mio nome è Shahbaz Bhatti. Sono nato in una famiglia cattolica. Mio padre, insegnante in pensione, e mia madre, casalinga, mi hanno educato secondo i valori cristiani e gli insegnamenti della Bibbia, che hanno influenzato la mia infanzia.

Fin da bambino ero solito andare in chiesa e trovare profonda ispirazione negli insegnamenti, nel sacrificio, e nella crocifissione di Gesù. Fu l'amore di Gesù che mi indusse ad offrire i miei servizi alla Chiesa. Le spaventose condizioni in cui versavano i cristiani del Pakistan mi sconvolsero. Ricordo un venerdì di Pasqua quando avevo solo tredici anni: ascoltai un sermone sul sacrificio di Gesù per la nostra redenzione e per la salvezza del mondo. E pensai di corrispondere a quel suo amore donando amore ai nostri fratelli e sorelle, ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente dei poveri, dei bisognosi e dei perseguitati che vivono in questo paese islamico.

Mi sono state proposte alte cariche al governo e mi è stato chiesto di abbandonare la mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa: "No, io voglio servire Gesù da uomo comune"».

Shahbaz Bhatti

Fare gli italiani

di Franco Cardini

Sia detto subito, tanto per parlar chiaro, che personalmente solidarizzo nel modo più assoluto, concorde e profondo con il presidente della provincia di Bolzano, Luis Durnwalder, il quale il 7 febbraio dichiarava testualmente, a nome dei sudtirolesi germanofoni della sua provincia (che sono, in essa, la maggioranza della popolazione), che la sua provincia non avrebbe partecipato ai festeggiamenti del centocinquantenario dell'unità d'Italia, per quanto nessuno avrebbe impedito agli italofoni in essa abitanti di prendervi parte.

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Il futuro prossimo?

E' tutto da giocare

di Ugo Gaudenzi

E’ di tutta evidenza l’interesse americano – diciamo così, “istituzionale” – a influenzare, a democratizzare la rivolta che, deflagrata all’indomani del 17 dicembre dopo il suicidio di un lavoratore tunisino perseguitato dalla polizia di regime, si è estesa nei quattro angoli del mondo arabo.

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«Diritto di morire», pericolo per chi è più debole

di Luciano Eusebi
Tratto da Avvenire del 24 febbraio 2011

Certe attribuzioni di di ritti, se non tengono conto di tut te le esigen ze connesse alla tu tela delle persone in teressate, possono dar luogo a risultati opposti a quelli di chiarati.

Ed è per questo che negli Stati democratici non tutto si risolve secondo la prospettiva contrattualistica: soprattutto quando sia in gioco la migliore realizza zione sostanziale dei diritti di soggetti deboli (si pensi, per esempio, ai rapporti di lavoro). Il fatto che nella società democratica possano darsi regole comportamentali con divise non ha nulla a che fare con visioni conservatrici o paternalistiche.

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