Archive del 22 novembre 2013
LE RESPONSABILITA’ DEL MARTIRIO DI OTRANTO. di L. Copertino
Nel bellissimo film “Mission”, padre Gabriel, il gesuita responsabile della missione tra i guaranì stanziati nel territorio dell’attuale Paraguay, dice al suo confratello Rodrigo, ex mercenario di schiavi che intende combattere con le armi i soldati portoghesi inviati a porre fine alla missione perché commercialmente concorrenziale con i traffici dei coloni portoghesi, «se è la forza a creare il diritto, non c’è posto per l’Amore di Cristo in questo mondo». La scena successiva si chiude con padre Gabriel che, attorniato dai suoi indios, va incontro alla fucileria dei portoghesi innalzando l’ostensorio con il Santissimo Sacramento, fino a quando non viene raggiunto da una fucilata e cade a terra mentre il Santissimo è significativamente raccolto da uno degli indios. Era successo che il massone marchese di Pombal, padrone della corte lusitana, con la minaccia (poi comunque messa in atto) di cacciare l’ordine di sant’Ignazio dal Portogallo e con quella dello scisma, aveva costretto il Papa a mettere fine all’esperimento delle reducciones in America Latina (1). Le reducciones si erano sviluppate nei territori coloniali ispanici, dove erano tutelate, contro gli scalpitanti coloni spagnoli, dalle leggi della Corona, risalenti ad Isabella La Cattolica, le quali vietavano la schiavitù degli indios. Nella prima metà del settecento un trattato internazionale aveva assegnato parte di quei territori, al confine tra l’attuale Paraguay e l’attuale Brasile, al Portogallo. Nel regno portoghese la schiavitù, sia quella indiana sia quella negra, era invece pratica legale da secoli. Di lì a poco – siamo in pieno XVIII secolo – le monarchie illuminate europee avrebbero varato una serie di riforme antiecclesiali e cacciato i gesuiti, odiati dalla massoneria, ormai padrona delle corti, perché a suo tempo avevano fermato l’avanzata del protestantesimo in Europa e recuperato metà continente alla fede cattolica.
“Se è la forza a creare il diritto, non c’è posto per l’Amore di Cristo in questo mondo”! Dovremmo, in quanto cristiani, tenere sempre nei nostri pensieri questo ammonimento, perché contiene tutta la Verità dell’intera storia umana sospesa tra la salvezza e la dannazione, tra Giustizia e realpolitik, tra l’Amore salvifico di Nostro Signore e l’avidità di denaro e di potere. Se l’Amore di Cristo sembra, in apparenza, non aver posto nel mondo è anche perché troppo spesso è stato tradito proprio dai sedicenti “cristianissimi” monarchi.
Non è, però, della eroica e drammatica vicenda delle missioni gesuitiche in America Latina che voglio qui parlare ma di un’altra anteriore vicenda dalla quale trapela l’eroismo del martirio di tanta povera gente cristiana e il calcolo di potere di governi che pur si fregiavano della Croce di Cristo, a chiacchiere. Voglio parlarvi di chi, in realtà, armò la mano di Gedik Ahmed Pascià, il martirizzatore degli ottocento otrantini canonizzati dalla Chiesa. Leggi il resto di questo articolo »